Dopo i successi di Emanuele Pirro e Dindo Capello, l’eredità
passa a Marco Bonanomi che dividerà con Felipe Albuquerque (P) e
Oliver Jarvis (GB) la terza Audi R18 e-tron quattro. Il 31enne di
Lecco ha la velocità nel sangue: campione italiano di sci ‘94 e
’95 in Slalom Gigante, poi si è dedicato all’automobilismo.
Pilota Audi dal 2011, dopo una formazione nelle monoposto ha vinto il
tricolore GT con la R8 LMS mentre era test driver della R18 TDI. Nel
2012 ha debuttato alla 24 Ore di Le Mans concludendo al terzo posto e
l’anno scorso ha vinto la 24 Ore di Zolder con la R8 Ultra.
Wolfgang Ullrich, Responsabile di Audi Motorsport, ha scelto Marco
Bonanomi come tester per lo sviluppo della R18 e-tron quattro e dopo
l’eccellente lavoro svolto lo ha promosso pilota titolare alla 6
Ore di Spa, in preparazione della corsa nella Sarthe, che sarà la
terza prova del WEC, Campionato Mondiale Endurance. Il lombardo ha
già corso nella configurazione di Le Mans, con l’aerodinamica a
basso carico.
Per il 2014 FIA, WEC e ACO hanno
introdotto un regolamento radicalmente nuovo. Una sezione importante
è dedicata all’Equivalenza delle tecnologie (EoT), il cui
obiettivo è quello di provare a mantenere sullo stesso piano le
prestazioni delle vetture sportive LMP1 con motori Diesel e benzina.
A trarne vantaggio saranno anche i sistemi ibridi ad elevate
prestazioni.
“Equiparare prototipi diversi è
sempre una sfida impegnativa. Quest’anno l’obiettivo è chiaro:
privilegiare i sistemi ibridi dalle prestazioni più elevate. In Audi
puntiamo su un propulsore TDI particolarmente efficiente che,
tuttavia, risulta più pesante rispetto a un motore benzina. E poiché
i veicoli possono pesare 45 kg in meno rispetto all’anno
precedente, non abbiamo più margine d’azione per quanto riguarda
il peso e, quindi, per installare un sistema ibrido potente ma
necessariamente anche più grande e più pesante. A Le Mans 2014 non
partiamo quindi sicuramente avvantaggiati”.
Tra le novità 2014 rientra anche il
controllo dei consumi: per rispettare i parametri è necessario
cambiare il modo di guidare? “Sì. Abbiamo sfruttato i test non
solo per lo sviluppo di soluzioni tecniche innovative, ma anche per
adeguare il nostro stile di guida e per familiarizzare con un
sistema-volante computerizzato molto più complesso rispetto all’anno
precedente. Ora ci sono più parametri da tenere sotto controllo e
bisogna essere molto lucidi e concentrati”.
L’Audi ha sviluppato il sistema FCP
(fuel consumption prediction) che calcola in tempo reale il consumo
di gasolio al quale dovete attenervi... “Possiamo contare su ausili
digitali che ci mostrano se stiamo rispettando i limiti per quanto
riguarda i consumi. Se ci accorgiamo di essere andati oltre il limite
in un giro, dovremo viaggiare cercando di risparmiare carburante in
quello successivo, per evitare di prendere una penalità”.
E quali sono le modalità per avere un
guida efficiente con il recupero di energia?
“Cambia proprio la filosofia con cui
vanno guidati questi Prototipi. Ora premiamo sull’acceleratore con
maggiore attenzione. Se si riesce a ottimizzare questa procedura si
può fare una grande differenza nelle prestazioni e nei consumi,
specie se si è nel traffico”.
La velocità non è l’unica
caratteristica richiesta a un pilota di endurance...
“Non si può mai perdere la
concentrazione: pur viaggiando a 300 km/h occorre anche rimanere in
costante contatto radio con l’ingegnere di gara, che monitora tutti
i parametri di funzionamento della vettura. Se è tutto in ordine,
evito di parlare via radio. In caso contrario, occorre regolare il
comportamento della vettura tramite tasti e interruttori sul
volante”.
Ci vuole una grande freddezza...
“Bisogna sempre mantenere la calma
negli inevitabili momenti difficili, non bisogna lasciarsi prendere
dal nervosismo quando si finisce nel traffico: due anni fa per tre
stint di fila non sono riuscito a fare un giro libero nell’ultimo
tratto della pista, dove si fa il tempo e si può mostrare il proprio
potenziale alla squadra. In quei momenti si deve rimanere freddi e
tranquilli perché ci vuole un niente per compromettere la gara”.
Vi allenate al simulatore?
“No, facciamo dei test di 30 ore per
sperimentare tutte le condizioni che si possono verificare a Le Mans.
Abbiamo fatto due simulazioni come gli altri, ma la preparazione di
una 24 Ore dura un anno intero. È una gara che dura un giorno, ma ci
si lavora dodici mesi”.
Sui Prototipi 2014 è stata migliorata
la sicurezza?
“Certo, in molti settori. Quest’anno
la monoscocca dovrà resistere a carichi più elevati. I nuovi
pannelli in zylon sulle fiancate prevengono l’intrusione
nell’abitacolo di oggetti appuntiti in caso di incidente. Inoltre
ogni ruota risulta ora assicurata da due cavi di ritegno. Ciò riduce
il rischio che le ruote si separino dalla vettura in caso di
incidente. Per la prima volta, inoltre, tutte le vetture LMP1 sono
dotate di una struttura rinforzata posteriore, il cosiddetto
“crasher”, in grado di assorbire l’energia in caso di urto
posteriore. Anche la visibilità è stata migliorata. Grazie alla
posizione di guida più alta e passaruota leggermente più bassi, ora
possiamo avere dei riferimenti della pista più precisi, mentre in
passato c’erano dei punti ciechi”.
Da collaudatore cosa hai imparato?
“Ho fatto un grande lavoro di
sviluppo con i tecnici della Michelin: le gomme quest’anno hanno
una minore impronta a terra pur dovendo sopportare lo stesso carico
verticale del passato e, quindi, sono sottoposte a sforzi molto
maggiori. Abbiamo collaborato bene sulla durata degli pneumatici, sul
grip e sulla tenuta laterale”.
Come prepari una gara come Le Mans?
“Da qualche anno mi sono convertito
al triathlon, una disciplina sportiva dura, che mi piace molto. Audi
ci segue con una equipe medica che è la stessa della nazionale di
sci tedesca, per cui la preparazione fisica e mentale è molto
curata. Siamo degli atleti perfettamente allenati in grado di
sopportare una 24 Ore”.
Qual è la sintonia con gli altri due
piloti dell’equipaggio?
“Eccellente! Jarvis è il
“professore”. Analizza sempre i dati e le strategie: è un
inglese e ha studiato ad Oxford, mentre Albuquerque è più latino,
come me. Felipe e io abbiamo già gareggiato insieme nel GT e siamo
anche diventati amici. L’intesa in squadra è perfetta: ci siamo
preparati bene. Anche se non partiamo favoriti questa volta, vorrei
migliorare il piazzamento del 2012 quando ho concluso sul terzo
gradino del podio...”.
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