BRAVA RACHEL!
la "guerriera" nello sport, nella vita, in tutto : Energia!
L'ultima gara della stagione si tinge presto di un sapore particolare:
A voi Amici il reportage by Rachel vivete con lei
la sua emozionante Avventura a #Dueruote ...e tanto fango
Scheggino (PG) - 25 ottobre 2015
Il build-up di tensione è forte,
sono ormai trascorsi 3 mesi da quando ho corso l'ultima volta a
Orvinio, a luglio scorso. Gira voce che la gara sarà tosta, che il
meteo ottobrino potrebbe essere infame. Quindi al contempo, tra di
noi, ci si raccontano cose per farsi coraggio: ormai abbiamo una
certa esperienza di gara alle spalle, abbiamo imparato a lavorare
entro i vincoli imposti dall'agonismo, abbiamo corso le prime tre
gare sotto la pioggia, siamo sicuramente cresciuti in termini di
tecnica, tenacia, resistenza e velocità. Il weekend organizzato dal
Motoclub di Spoleto consiste tra l'altro in un doppio appuntamento,
quasi triplo, che vede affiancarsi due tipi di gara: il National
Trophy da svolgersi il sabato, e poi il Regionale la domenica, che
sarà valevole oltre che per il Lazio, anche per il regionale Abruzzo
(a recupero della mancata prova di Torricella dello scorso marzo
causa condizioni meteo avverse). Il programma annuncia anche una
festa nella piazza di Scheggino il sabato sera, con musica e
spettacolo pirotecnico, infatti quando arriviamo nel tardo pomeriggio
troviamo un bellissimo allestimento intorno alla fontana tra stand,
palco, zona staff e ristori, e io mi immagino quindi un'affluenza
particolare. Sono perciò alquanto sorpresa quando la domenica
mattina esce l'ordine di partenza e noto che siamo "soli"
111 concorrenti al via.
Così imparo che un percorso di
campionato è anche una questione aritmetica, nell'equilibrio tra
costo e risultato, tra quello che ci metti e quello che ne puoi
trarre: alcuni posti in classifica si devono ancora giocare, per
molti invece i conti sono ormai fatti e non c'è più nulla da
conseguire. In tal senso la mia partecipazione stavolta, in termini
prettamente matematici, è superflua, perché il titolo di “First
Lady” del Lazio l'ho già conquistato definitivamente con due gare
di anticipo, con i punti presi alla gara di Orvinio.
Ma dall'inizio
sapevo di correre la mia gara tutta personale e voglio farla al
meglio delle mie possibilità: alla sesta prova ho dovuto rinunciare
per motivi organizzativi famigliari, alla settima ed ultima invece
non posso, non voglio proprio mancare.
La mia idea, la mia promessa a me
stessa è, naturalmente, di chiudere in bellezza questo percorso
iniziato nove mesi fa. Non mi immagino minimamente che a distanza di
10km dalla partenza sarei stata già pronta a gettare la spugna come
mai mi era successo prima. Sparita ogni traccia di coraggio,
determinazione, voglia di lottare. Dal sogno di gloria finale,
culmine di un percorso tutto in ascesa, fatto di progressi e
conquiste, al patatrac emotivo più completo. Cosa era successo? Un
po' la partenza, con la moto che non ne vuol sapere di accendersi, le
mie pedate vane, il pulsante dell'avviamento che mi starnazza
sarcasticamente sotto il dito (nonostante la sostituzione recente dei
pezzi), i commissari di gara col fiato sospeso, i secondi che passano
inesorabili, la sconfitta quasi sullo start, lo sfiancamento prima di
iniziare. Ma non è solo quello. La moto finalmente si accende. Ci
sta il fantasma del fettucciato che mi balena nella memoria (un
tracciato tutto in contropendenza, prima a salire e poi a scendere,
con un punto di raccordo da incubo con strettoia, gradoni e radice,
dove il giorno precedente durante la ricognizione a piedi sono quasi
rotolata giù). Ma non è solo quello. Ci sta il primo tratto di
trasferimento, subito mulattiera single-track, dove a muscoli ancora
freddi faccio fatica a gestire la moto, e non entro nel ritmo. Ma non
è solo quello. Il colpo di grazia emotivo si abbatte brutale su di
me nella forma di un pilota più esperto che rimane bloccato dietro a
me e alla mia scoordinata goffagine, non trova modo di passarmi
(dirupo da un lato e alberi dall'altro), esterna la sua esasperazione
ad alto volume e quando infine mi supera in un punto di slargo dove
riesco a farmi da parte, impreca e gesticola tirando fuori una rabbia
che mi lascia esterrefatta, senza fiato, svuotata. Tutta scossa,
rimango accostata sul bordo dello slargo, mi faccio piccola, spengo
il motore per sentire se arriva qualcuno da dietro e lascio quindi
passare molti piloti e molti minuti, mentre cerco di ricomporre i
miei pensieri. Torno a respirare e delibero il da farsi. Sono nel
film sbagliato e voglio uscire da questo copione da incubo. Per via
dell'ordine di partenza, stavolta basato sul ranking anziché sulla
categoria, sono stata "intrappolata" davanti a molti
concorrenti più validi di me. Decido di togliere il disturbo: OK, ma
come? Bisogna proseguire fino ad incrociare la prima strada
asfaltata, e ritornare al paddock. GAME OVER.
Questa decisione mi restituisce
serenità. Mormoro la mia preghiera di resa e abbandono. Bisogna
capire quando non è il caso, quando è troppo difficile e troppo
pericoloso, bisogna sapere quando giunge il momento di dire basta.
Questa situazione è al di là delle mie capacità. Lo so
riconoscere, lo so ammettere, e non me ne vergogno.
La mia gara ora si è trasformata in
semplice e tranquilla passeggiata enduristica. Credo di non avere più
nessuno dietro. L'orologio e la tabella di marcia non li guardo più.
Già che sono in Valnerina e che la gara è lunga complessivamente 4
ore, mentre gli altri gareggiano, io, semplicemente, mi farò questo
bel percorso pre-tracciato, segnalato, panoramico. Con tutta calma e
senza agitarmi. Tutto sommato sarebbe sciocco tornare al gazebo ad
annoiarmi per tante ore. Andiamo a vedere l'Enduro Test, così,
"giusto per". Per poterne parlare. È cronometrato,
ovviamente, ma la cosa non mi riguarda più. Bel percorso, da fare
veloce sarebbe pure molto impegnativo, qui non potrei mai pretendere
di fare un bel tempo (non col mio scarso allenamento tecnico) alcuni
passaggi li eseguo a motore spento (ogni riaccensione forzata è tra
l'altro un calvario estenuante, mi svuota delle mie forze residue),
alcune curve le chiudo addirittura col sedere in terra e la moto
mandata giù e ruotata a calci! Roba da cabaret, per chi ha potuto
vedermi. Who cares? Io mi sto facendo la mia enduro-passeggiata in
Valnerina, ecco tutto. Dopo la prima prova speciale credevo di
incrociare una strada da poter imboccare per rientrare in paese, non
la vedo, forse mi è sfuggita. No problem, facciamoci il secondo
tratto di trasferimento. Il paesaggio è bellissimo, la giornata
soleggiata, c'è tutto il tempo del mondo. Ci stanno dei tornanti nel
bosco, ripidi e bruschi, ancora scendo dalla moto, la giro a mano, di
peso, sollevando la ruota posteriore… tanto nessuno mi vede. Invece
arriva uno da dietro! Ma stalla pure lui i mezzo al tornante, lo vedo
in difficoltà, è in bilico sull'orlo. E’ un ragazzino. Appoggio
goffamente la mia moto al primo albero che trovo e vado ad aiutarlo,
prima che finisca nel fosso. Lui riparte, sparisce, all'inseguimento
del suo tempo perduto, e sono contentissima, all'improvviso. Ora non
mi resta che terminare il trasferimento, e ritornare a Scheggino.
Così salterò il fettucciato, che da quando l'ho visto veramente non
ho mai avuto intenzione di percorrerlo con la moto. Il destino però,
guarda caso, ha tutt’altro in serbo per me: e sto per scoprirlo.
Ecco il perno della situazione: siccome mi pare male ritirarmi senza
dirlo a nessuno (questo è il mio tratto di carattere germanico,
precisino!) decido di andare fino al famoso Cross Test, per rendere
noto allo staff che mi sto ritirando dalla gara.
Là incontro un commissario di gara
che, tutto sorridente nel suo gilet giallo fluo, mi dice che non
posso non fare la seconda prova speciale, su! Io protesto.
Sono sicuramente fuori tempo massimo,
sono venuta solo a dirvi che mi ritiro.
Un endurista non si ritira mai! Dài
fai la prova speciale, vedrai che bella!
No, no, davvero davvero non voglio
farla, ho paura, mi faccio male di sicuro.
Forza forza che ce la puoi fare. Piano
piano, senza fretta.
Ma non ha senso, sono fuori tempo.
Se fai il fettucciato e sei ancora
convinta di non voler proseguire, ti squalifico io all'uscita e tu ti
ritiri.
Lui è così sorridente, così
ottimista, che mi persuade ridandomi fiducia in me stessa, e quindi
mi avvio piano piano a percorrere questo fettucciato. Sono
pietrificata dalle discese e dalle curve in contropendenza, la moto
mi si spegne continuamente, ma mi dico "ingoiamo questo ultimo
rospo senza pensarci troppo", tanto tra poco sarà tutto fatto e
mi siederò rilassata in piazza ad aspettare gli amici. A parte lo
scollinamento terribile, il resto è fattibile. Il terreno tiene, non
mi sono cappottata e non sono volata fuori dal tracciato nei vari
modi tragici che mi ero immaginata il giorno precedente. All'uscita
del fettucciato il gioviale commissario mi saluta con fragoroso
applauso e sonori incoraggiamenti.
Per me in quell'istante cambia
improvvisamente la musica. Si è risvegliata la Rachel-guerriera.
Insomma! Ho quasi terminato un giro, mancano soli 4km a chiudere,
fino al punto del controllo orario e... getto uno sguardo repentino
sul mio orologio: sono le 12:20 e sono soltanto 4 minuti oltre la mia
tabella di marcia. Quindi, facendo un veloce conto, calcolo che se
riuscissi ad arrivare al CO1 entro le 12:31 sarei ancora dentro il
tempo massimo. La domanda è: riuscirò a percorrere 4km di asfalto,
passare al gazebo, fare rifornimento, e giungere al controllo, il
tutto entro 11 minuti? Ma sì! Ci devo riuscire! Arrivata al gazebo
salto giù dalla moto, lascio acceso il motore (troppo faticosa la
riaccensione) e verso la miscela così frettolosamente che cola da
tutte le parti nonostante l’imbuto che avevo appositamente
preparato. Arriva Massimo, di corsa, gridando "attenta che così
pigli fuocooo!" e mi aiuta a ripulire manopole, serbatoio,
sella. Ho i guanti intrisi di miscela, pazienza: il tempo necessario
per sostituirli è troppo prezioso per spenderlo.
Giungo al punto di controllo alle
12:28, a soli 3 minuti dal “fuori tempo massimo”: sono salva! Il
secondo giro è tutto diverso, sono entrata nel mio flow, prendo
un'andatura fluida e tutto scorre senza quasi che io mi affatichi.
Gioco di frizione per mantenere il motore acceso laddove riesco.
Ricordo improvvisamente perché sono qui, e perché amo questo sport.
Ho adesso un obiettivo preciso, anzi due: recuperare il tempo, e
terminare la gara. Stavolta non ci sarà nessuno dietro di me, perché
il mio margine di ritardo mi ha messo al riparo dalla situazione
precedente. Ho i miei focus: ritmo, stabilità e gas deciso nei
punti critici. So come fare. Ce la posso fare. Sorpresa, mi trovo
davanti improvvisamente una fila di una trentina di piloti, fermi nel
bosco.
Origlio i commenti, cerco di capire
cosa è successo, se qualcuno è finito sotto, se ci sono feriti. Ma
l'atmosfera è inaspettatamente distesa, non percepisco intorno a me
né sgomento né urgenza. Solo capto qualche parola "punto
difficile", "non si passa". Perdiamo 20 minuti di
tempo (per me preziosi!) mentre arrivano due commissari dello staff
ad assistere i concorrenti in un punto diventato impraticabile, dove
si passa uno alla volta, con fatica. Nell’attesa, ho il tempo di
bere, scattare una foto, e leggere l'SMS che mi ha inviato mio
marito: "è molto dura, se ti ritiri è comprensibile" e
sorrido per due motivi: la tenerezza del pensiero che ha avuto per
me, e la consapevolezza che se avessi letto quel messaggio in tempo
reale avrei avuto la scusa definitiva per arrendermi. Invece il
messaggio mi giunge ora, dopo che ho già deciso di andare avanti.
Bene. Quando è il mio turno di passare l'ostacolo, la sosta
inaspettata mi ha ricaricata e passo alla grande, senza nemmeno
bisogno dell'aiuto dello staff, per la grande sorpresa sia mia che
loro. Il resto è un ricordo soprattutto di scorrevolezza, non senza
acciacchi (cadute e spegnimenti innumerevoli), ma ormai il dado nuovo
è tratto, e cerco il mio equilibrio in questo contesto non ottimale:
in qualche modo lo trovo, e riesco a mantenerlo. Quando arrivo di
nuovo al fettucciato, al termine del secondo giro, il mio
"commissario amico" esulta nel rivedermi ancora in gioco e
sono doppiamente felice di aver perseverato. Gli grido, prima di
proseguire verso il mio traguardo: “se sono ancora qui, è tutto
grazie a te! Sappilo!” e sfreccio allegra verso Scheggino.
Sono in fondo alla classifica della
giornata, con dei tempi cronometrati naturalmente ridicoli. Ho svolto
questa gara completamente a modo mio, anche se comunque entro i
limiti del regolamento. Per fortuna, come avevo immaginato e sperato
quella mattina al risveglio, nel crescendo graduale del mio percorso
agonistico, ho vinto oggi la battaglia per me sinora più sfidante,
perché dopo che l’animo già aveva ceduto, sono riuscita a
ribaltarlo ancora oltre il tipping point della rinuncia mentale.
Quando salgo sul podio, sento che ho chiuso in bellezza questo mio
percorso, iniziato nove mesi fa. Questa coppa, la stringo a piene
mani e con doppio gusto, perché me la sono veramente sudata goccia
per goccia, a coronamento di un sogno quasi smarrito strada facendo.
Ringraziamenti di fine stagione 2015:
Ringrazio il mio Motoclub Palombara
Sabina per il sostegno pratico, logistico ed i continui
incoraggiamenti.
Ringrazio i miei Amici per avermi
seguita con interesse e affetto, chi da vicino e chi da lontano.
Ringrazio la mia Famiglia per la
comprensione, la pazienza, i sacrifici, il tifo.
Ringrazio in ultimo, ma sopratutto, mio
Marito, per la sua vicinanza, il suo affetto in questa avventura, e
per avermi trasmesso la passione delle due ruote nelle sue molteplici
forme: una passione che ci tiene uniti nella gioia di strade nuove,
esplorate sempre insieme.
Spero infine di aver saputo rendere
omaggio, con le mie parole e con le mie gesta, a Dio onnipotente e
Creatore, che ringrazio per avermi risollevata ogni volta che sono
caduta.
Dettagli Tecnici della gara:
Organizzatore: Motoclub Spoleto
Concorrenti alla Partenza: 111
Partecipanti femminili: 1
Ordine di partenza: in base al ranking
FMI
tipologia gara: 7^ prova del Campionato
Regionale di Enduro Regione Umbria-Lazio -Abruzzo
41km a giro da ripetersi 3 volte (2
volte per le classi amatoriali e la classe Lady) comprendente
n.1 Enduro Test da svolgersi a ciascuno
giro, di lunghezza 5km e
n.1 Cross Test da svolgersi a ciascun
giro, di lunghezza 3km
I Reportage di Rachel
la prima gara è stata una vera lotta
alla terza già si respira aria di
cambiamento
e con la quarta si raccolgono i
risultati!
adrenalina pura alla quinta gara
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