venerdì 24 luglio 2015

DONNE NEI MOTORI: Rachel Hentsch alla 5° gara del Campionato Regionale di Enduro 2015!


Domenica 19 luglio si è svolta a Orvinio la 5^ prova del Campionato Regionale di Enduro 2015, interregionale Lazio/Abruzzo, gara quindi valevole per entrambe le regioni. 
Rachel, donna nei motori sulle due ruote tra fango, adrenalina,  e salti 
...tra virgolette "una che va per MARGHERITE sul prato!"
indovinate il finale di questa avvincente crossavventura!
Fino alla fine fiato sospeso...
A questi link tutti i reportage:
Il frizzante racconto di Rachel...
Mentre alla mia prima esperienza di gara del campionato solo pochi mesi or sono (22 febbraio a Bussi sul Tirino) ero approdata con curiosità, buona volontà, apprensione ma sopratutto totale inesperienza, ora quello stato d'animo che chiamerei la "consapevolezza di gara" mi accompagna anche negli intervalli tra una gara e l'altra, modella le mie scelte e tinge la mia vita di colori nuovi sotto molti aspetti: sul fronte della preparazione (fisica, mentale, motociclistica), ma anche dal punto di vista delle scelte economiche e organizzative. Non dimentichiamoci anche che alcuni incidenti di percorso (come la frattura della costola riportata in gara a Graffignano il 15 marzo) possono stravolgere la quotidianità oltre il previsto: quando gli effetti collaterali dell'agonismo trasbordano i confini entro i quali noi pensavamo di racchiuderli.

In viaggio verso Orvinio: un po' di paura prima della gara ci sta sempre! Noi scherzando ogni tanto ci diciamo “ma chi ce l’ha fatto fare?”
Non si può glissare sull'aspetto dei costi, perché mentre è vero che qualsiasi forma di motociclismo non può prescindere da alcune spese di base, l'impegno economico che comporta la partecipazione sostenuta a tutte le gare di un campionato non si limita, come potrebbe sembrare all'inizio, al tesseramento annuo (una tantum) e alle quote di iscrizione per ciascuna gara. Il mio KTM300 2t che prima portavo semplicemente a spasso per pietraie e mulattiere nelle passeggiate domenicali ora è uno strumento agonistico e quindi sia dal punto di vista del consumo che dei ricambi richiede attenzioni e spese extra: controlli più rigorosi, più frequenti, sostituzione di parti usurate o danneggiate.
La guida relativamente più spinta e la maggiore ricerca del proprio limite tecnico si traducono inevitabilmente in un aumentato consumo delle parti, talvolta in danni di queste, e quindi in costi aggiuntivi di manutenzione: raggi, cuscinetti, silenziatore, filtri, pneumatici--- aggiungo che continuo a tararmi solo sullo stretto indispensabile. Io quindi un po' scherzando ma anche con un fondo di verità mi diverto a sintetizzare la mia situazione con questa battuta, volontariamente provocatoria: "faccio le pulizie... per potermi permettere di correre in moto!" Lo dico qui candidamente, con un pizzico di ironia e senza imbarazzo, in parte perché sto narrando i retroscena a SheMotori ed immagino di rivolgermi ad un pubblico almeno in parte femminile, un po' per raccontare concretamente quello che può significare ciò che intendo per sacrificio: rimboccarsi le maniche senza pudori e con consapevolezza, pur di realizzare un sogno. Ho fatto alcune scelte, e mi piace prendermi le conseguenze di tali scelte anche solo di fronte a me stessa: non un capriccio, ma un'opportunità che mi sono davvero guadagnata. Aggiungo (ridendo, e per le mie lettrici) che le pulizie di casa, fatte ad una certa intensità, e con la giusta colonna sonora, fanno risparmiare, oltre che i costi di un aiuto domestico, anche quelle della palestra!

Chiusa la parentesi semi-spiritosa, torno sul tema della ricerca del proprio limite. Prima di questa esperienza agonistica non avevo mai cronometrato la mia guida, né cercato la velocità di per sé. Sia su asfalto che su sterrato, la velocità per me è sempre stata una conseguenza (piacevole, ma assolutamente secondaria) dell'acquisizione di controllo, sicurezza, capacità di guida globali. Questa nuova esperienza nel mondo delle gare di enduro ha fatto emergere la mia eclatante e palese carenza di preparazione di fronte alle prove speciali di gara (fettucciato/cross test, linea/enduro test, eventuali prove extreme o altre forme di contest come la doppia manche cross-style del Trofeo XXX Raider di questa ultima gara di Orvinio, su cui tornerò più avanti). Quindi, nel tempo che riesco a dedicare a questo sport, ho cercato, dopo la 4^ prova a Colleferro, di focalizzare più tempo ed energie su quegli ambiti in cui sono carente. In particolare il fettucciato. Vi racconto cosa mi è successo, e che conclusioni ne ho tratto. Dopo un primo allenamento cronometrato su tracciato, sono rimasta molto contenta del progresso fatto. All'ottavo ripasso, avevo limato oltre mezzo minuto sul giro e mi illudevo di aver capito molte cose.
La ricerca del limite in allenamento, cronometro alla mano
A distanza di una settimana, tornando sullo stesso fettucciato (che nel frattempo era diventato molto più polveroso), ho cercato di riprendere da dove avevo lasciato: ho spinto più del solito, alla seconda curva sono andata brutalmente in terra e ho incrinato la costola guarita da appena 2 mesi, e che alla 4^ gara (Colleferro) nemmeno più ricordavo di aver fratturato! E ora invece rischiavo di azzerare sia la guarigione che i progressi fatti. Parlando con amici piloti, ho scoperto inoltre che la ricerca del limite è un tema delicato e assai controverso. Ognuno ha la propria teoria e la propria personale ricerca, parametrata sull'esperienza vissuta e sugli obiettivi da conseguire. Quello su cui tutti sono concordi, e ciò che desta preoccupazione, è che più ci si avvicina al limite, più si pagano cari gli errori, in termini di lesioni. E certe volte le ferite non perdonano, o possono diventare degli strascichi molesti, prolungati, difficili da cancellare. 

Altra cosa che mi sono messa a fare per ingannare l'attesa tra una gara e la successiva del campionato, è stata di studiarmi le campionesse di fuoristrada: guardando i filmati di come corrono, leggendo delle loro vite, dei loro allenamenti, di come sono approdate alle gare e di come vivono l'agonismo. Vi è molto da imparare dai mostri sacri come Laia Sanz, Anna Sappino o Tarah Gieger, ma mi rendo conto anche che il percorso mio non potrà mai ricalcare il loro, per tanti motivi tra cui l'età e il tempo che riesco a dedicare a questo sport. Non so cosa potrà accadere domani, né quanto lontano mi porterà questa esperienza: forse il capitolo si chiuderà con la fine di questo campionato. Ma non importa, sono una che vive il momento. E poi... mai dire mai.
No! Ne’ distanza ne’ sovrapposizione di impegni riusciranno ad ostacolare la mia partecipazione alla gara!


La gara di Orvinio è vicina, e al solito, anzi più del solito, cominciano a moltiplicarsi gli ostacoli organizzativi e mentali tra il mio desiderio di partecipare, e la mia possibilità di partecipare. Ma volere è potere: i dubbi mi sfiorano solo il tempo di due battiti di cuore, ben presto fugo le perplessità non solo mie, ma anche quelle di chi mi sta vicino e mi dice con una smorfia "ma tu sei tutta matta". Il mio entusiasmo la vince sul resto, nulla mi potrà fermare: né la distanza geografica (dovrò percorrere oltre 1000km tra andata e ritorno in 48 ore per partecipare alla gara) né le sovrapposizioni di programma, né la voce preoccupante che gira e dice che alla gara di Orvinio per fare podio bisognerà necessariamente prender parte ad una prova aggiuntiva denominata Trofeo XXX Raid con partenza allineata (e implicita "mischia") in stile motocross. Farò il necessario: sono un'endurista e non mi faro’ intimidire da nulla!

Il sabato alle ricognizioni le temperature non promettono benissimo, si preannuncia un caldo spietato con temperature oltre i 34 gradi. Mi accorgo di non essere proprio al top della forma fisica, inoltre la costola incrinata si fa sentire e naturalmente mi domando se vale la pena di rischiare che si riapra la vecchia frattura. E se?... Ma sono arrivata fin qui, non ci penso nemmeno a tirarmi indietro, e mi sento carica ugualmente, anzi forse ancor di più.
ore 9:15, e’ tempo di consegnare la moto al parco chiuso


ore 10:46 - Linea di partenza gara
 

La prima mezz'ora dopo la partenza e durante la prima metà del primo giro rivivo tutte le mie paure, che sfilano come un corteo di fantasmi malefici: e se mi perdo? E se mi faccio male? E se vengo sopraffatta dalla stanchezza? E se mi si rompe la moto? E se ho dimenticato qualcosa? E se ho sbagliato passione? No, non può essere: perché mi piace troppo. I muscoli si riscaldano, la tensione si scioglie, entro nel flow, e sono felice. Siamo circa 130 partecipanti con le solite partenze scaglionate e ordinate per classe. Stavolta a gareggiare con me, contro di me, solo un'altra donna. Ma come al solito la mia gara è contro la "Rachel della gara precedente" (nel senso che il mio obiettivo è di progredire ogni volta rispetto a me stessa), e contro il limite del tempo massimo, che delimita la gara compiuta (portare a casa punti campionato) da quella non portata a termine (zero punti classifica). Devo stare attentissima più del solito ad evitare le cadute, altrimenti "ciao costola!" e fine immediata delle danze. Svolgo il primo giro con ritmo cauto, per familiarizzarmi con il percorso, che è segnalato in modo molto chiaro, e per dosare bene i tempi, tenendo d'occhio sia l'orologio (abbiamo tempo 80 minuti per ognuno dei 3 giri da fare, lunghi 30km) sia il mio contachilometri. Il fatto che riesca anche a suddividere mentalmente il percorso in tranche temporali per poterle meglio gestire mi fa capire che ho maturato una nuova lucidità mentale, che prima non riuscivo a mantenere. I miei 8 minuti di margine al termine del primo giro mi servono tutti tra corsa al gazebo per rabbocchi alla moto ed esigenze personali di rassettamento, anzi queste operazioni mi costano 1minuto di ritardo al CO1 e quindi riparto alle 12:07 invece che alle 12:06. Sono sola e non capisco se la mia rivale non c'è perché è partita puntuale e quindi prima di me, se invece per qualche inconveniente si sia ritirata, o se arriverà alla seconda partenza di giro con maggiore ritardo. Ad ogni modo mi dispiace un po', perché la sua compagnia comunque mi rincuora sempre quel poco che non guasta.
Cross Test - lunghezza 2km


Il secondo giro sembra riuscirmi meglio perché sto in un confortevole equilibrio di forza fisica ancora spendibile, e calma consapevolezza di cosa mi attende nei vari punti del percorso. Sopratutto, ho appurato che il giro per me è fattibile, e conoscendo i punti di difficoltà sono meglio preparata per superarli. Mi pregusto di spingere un po' di più sulle prove speciali cronometrate e di guidare più lesta sui trasferimenti, per poi godermi un margine maggiore a fine giro: magari riuscissi ad accumulare 15 o 20 minuti di tempo per fiatare. Paradossalmente il lieve calo di attenzione mi fa perdere 5 minuti all'uscita del cross test, dove imbocco un sentiero sbagliato e devo tornare indietro a cercare il bivio dove ho preso la svolta errata. Ho subito buttato via il piccolo vantaggio appena conquistato. Quindi arrivo all'enduro test dove si è generata un po' di fila alla partenza. Eseguo un rapido calcolo mentale: con le partenze ritmate ad intervalli di 30 secondi rischio di perdere qui altri 5 minuti preziosi e mi avvalgo di una prassi di gara, che per fortuna mi era stata spiegata in altra occasione. Chiedo a tutti i piloti con numero di gara superiore al mio  (che sono presumibilmente partiti al CO1 dopo di me e mi hanno quindi superata lungo il percorso) il permesso di passargli avanti. Essendo il giro composto di prove cronometrate alternate a tratti di percorso sottoposti solo a tempi massimi globali, e dovendo comunque un pilota arrivare al controllo orario al minuto preciso (e non in anticipo pena sanzioni) questa cosa e’ ammessa e si può fare senza problemi. Così evito di perdere altri minuti indispensabili per la precisa gestione delle risorse temporali. Dal precedente giro so che mi servono almeno 40 minuti da questo punto in poi, per sperare di arrivare al CO2 senza altri ritardi. Chiudo stavolta il giro con soli 6 minuti da spendere, rinuncio al passaggio in bagno e opto per il solo rabbocco acqua radiatore e hop, via di nuovo alla partenza.

Al terzo giro (forse per via del caldo) mi succede una cosa strana, che mi causa così tanta ilarità che poi mi ritrovo a ridere ad alta voce dentro al casco. Mi immagino di avere piloti dietro che vorrebbero passare, anche quando non ce ne sono. Il mio grande terrore infatti è di fare tappo, specie nelle parti dove loro devono fare il tempo e quindi si giocano i posti della classifica (conta ogni singolo secondo in meno!) Quindi appena mi pare di sentire dietro di me un rumore di motore sulle prove speciali, è mia premura stringermi per farli passare, gesticolando col piede sinistro. Ma diverse volte mi volto per accorgermi che era frutto della mia immaginazione! Tutta fantasia… ed esaurimento! Sulla linea faccio un volo che purtroppo coinvolge un pilota che sopraggiungeva da dietro. Prendo un forte urto alla testa ma per fortuna la costola è salva. Sono scossa, ho visto un lampo nero e all'improvviso mi abbandonano forze e volontà. Vorrei restare là per terra, e rinunciare. Chiudere gli occhi e dormire. Ma balzo in piedi, sono in mezzo al percorso dove rischio di causare incidenti, alcuni commissari di gara mi aiutano a trarre la moto in salvo a lato del percorso, dove pondero il da farsi. Quando la moto non si accende nonostante le pedate (ormai l'avviamento elettrico ahimè mi ha abbandonata) mi dico "ecco come finisce questa gara": ho battuto la testa e la moto non riparte. Sono stanca, le pedate a vuoto mi svuotano, non ho più le forze, non ho più la testa. Sorge immediato un moto interno di ribellione feroce. Invece no, non può, non deve finire così, dopo tutto gli ostacoli che ho finora superati! Traggo coraggio sorseggiando acqua dal mio camelback, accendo la moto in discesa e riparto con un po' di senso di vertigine. Andrò avanti fino a che potrò, e se la testa mi farà male, vedremo dopo cosa fare. Da quel punto in poi proseguo a ritmo castigato, se necessario utilizzerò il mio margine di 15 minuti aggiuntivi. L'importante però è finire senza più cascare, anche trascinandomi... ma finire la gara. Per non vanificare tutta l'opera precedente. Come un animale zoppicante vado avanti, ho perso l'aplomb, la tecnica non ricordo più cos'è, non riesco a mantenere la postura in piedi e guido alla meglio. Mi sembra di essere tornata completamente principiante! Ma che ci faccio qui? I chilometri sembrano infiniti, la guida in posizione seduta mi da un senso di sicurezza ma al contempo mi sfinisce. In ultimo mi affido come sempre al Signore, sia fatta la Sua volontà, però io bisbiglio che un posticino sul podio, per favore, mi piacerebbe tanto! Un'occhiata alla mia tabella di marcia mi rincuora, perché riconosco un punto di riferimento e capisco che posso arrivare al CO3 senza ulteriori ritardi. E nel momento che lo sterrato diventa asfalto, so che mancano 2km all'arrivo e che anche stavolta ce l'ho fatta.

Ma quasi dimenticavo. Ancora non e’ finita. Sono iscritta al Trofeo XXX Raid (facoltativo), ancora da svolgersi sul percorso del cross test nella forma di 2 giri del tracciato con partenza allineata, allo scattare dell'elastico teso. Non ho molte forze rimaste, non ho molta voglia di farlo, non è roba per me e potrei agganciarmi alla scusa della caduta per disdire la partecipazione. Ma una voce interiore mi sprona ancora a sfidare i miei ultimi limiti. Dopo una lunga attesa sotto il sole cocente, mi butto nella mischia in mezzo agli uomini della classe amatori e per fortuna che il mio ego è davvero elastico, più dell'elastico rosso della linea di partenza, perché la figuraccia fatta è veramente madornale. Sembro una che va per margherite sul prato mentre i piloti veri stanno avanti di vari minuti a sollevare polvere e darsi battaglia seria. Ma chiudo i giri a modo mio, non cado, e mi porto a casa, oltre alla coppa di 1^ classificata categoria Lady, i miei 20 punti campionato e l’impagabile soddisfazione di aver dato il mio massimo, fino in fondo.
Premiazione serale nel giardinetto di Orvinio - coppa 1^ class. Lady

Dettagli Tecnici
Motoclub Organizzatore: Motoclub XXX Raider Orvinio
numero di piloti alla partenza: ca.130
partecipanti femminili: 2
tipologia gara: interregionale Abruzzo / Lazio 4 giri da 30km ciascuno (3 giri per le classi AM, AUS, Lady e 50) con CO (Controlli Orari)
ad ogni giro, e 2 PS (prove special) da ripetersi ad ogni giro: Cross Test cronometrato da 2km da ripetersi ad ogni giro + Enduro Test da 6km cronometrato a partire dal secondo giro e da ripetersi ad ogni giro
Trofeo XXX Raider finale facoltativo, consistente in 2 o 3 manche di fettucciato, con partenza allineata e suddivisa per categorie

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