Rémi Taffin,
Direttore Prestazioni di Pista di Renault Sport F1, commenta il
circuito di Suzuka e l’impegno di Renault
in vista del GP del Giappone
In questo circuito
si alternano sezioni veloci, curve ampie, “esse” e tornanti. Non
a caso Suzuka è una delle prove più impegnative dell’anno per i
motori di F1. Il suo tracciato a forma di “otto” racchiude tutti
i tipi immaginabili di curve.
Si comincia con la
sezione compresa fra la prima curva e la Spoon, che assomiglia alla
maggior parte delle curve. Il motore deve essere reattivo, con una
curva di potenza omogenea, e rispondere con generosità alle
richieste di coppia del pilota. Per ottenere questo risultato gli
ingegneri lavorano sul passaggio dai quattro agli otto cilindri,
iniettando benzina nel preciso istante in cui serve la coppia. Se
l’erogazione di coppia è corretta, il pilota riesce a evitare
pattinamenti in caso di scarsa aderenza.
Il 90% della seconda parte, dall’uscita
della Spoon al termine del rettilineo dei box, si percorre alla
velocità massima. Siamo molto attenti alla scelta dei punti di
innesto delle marce, cercando il miglior compromesso fra la velocità
di punta e le svolte più lente della prima sezione del circuito. La
sfida è ulteriormente aggravata dalle condizioni meteo, che spesso
sono instabili a Suzuka. La direzione del vento può cambiare da un
giorno all’altro e questo parametro è molto importante nella
scelta dei rapporti del cambio. Con il vento in coda, il motore passa
più tempo al limite; viceversa, se il vento è frontale, diminuisce
la velocità massima. Entrambe le situazioni possono mettere in seria
difficoltà il pilota in fondo ai rettilinei.
È uno dei più bei
circuiti agonistici della stagione e l’adrenalina sarà alle
stelle, soprattutto dopo il nostro triplice podio in Corea e per il
momento d’oro di Sebastian Vettel, a un passo dalla conquista del
Mondiale Piloti. In questo autodromo, in passato, siamo andati molto
forte e ci torniamo con la voglia di portare a casa un altro buon
risultato.
Circuito di Suzuka: tre sezioni in
dettaglio
Le “esse” (curve da 3 a 7)
Questa sequenza
velocissima è formata da una successione di curve che obbliga le
auto a bruschi cambi di direzione. I piloti entrano in curva 3 a 245
km/h e mantengono questa velocità fino all’uscita delle
“esse”. I repentini cambi di direzione sottopongono a grandi
forze centrifughe il circuito di lubrificazione e i componenti
interni del motore, spingendo il carburante e l’olio contro le
pareti dei serbatoi, con il rischio di compromettere la corretta
alimentazione delle pompe. Gli ingegneri devono verificare
regolarmente i livelli minimi. Cruciale è anche la scelta dei
rapporti, dato che i piloti passano circa quindici secondi in quarta
o in quinta in questa porzione di circuito.
Spoon (le curve “a cucchiaio” 13 e
14)
Ecco un altro
classico di Suzuka. Le auto si immettono nella curva 13 a circa 180
km/h, scalano e poi accelerano brevemente
all’ingresso della 14. Frenano ancora per ridurre la velocità a
140 km/h. Per affrontare al meglio questo tratto è essenziale
trovare un buon ritmo. Troppa aggressività sull’acceleratore e i
piloti perdono tempo nella curva 14 e ne pagano le conseguenze nella
130R. Se accelerano troppo tardi, invece, sprecano decimi preziosi
fra l’imbocco e il punto di corda. La sfida consiste a dare alle
auto la coppia necessaria nel momento in cui ne hanno bisogno.
130R
La 130R è un
curvone veloce considerato alla stregua di un rettifilo dai
motoristi, perché il pilota la percorre a tavoletta. Questo lungo
“rettilineo” è un’interminabile sezione di 1250 metri che
parte dall’uscita della Spoon. Si affronta a quasi 310 km/h e
sottopone piloti e monoposto a elevate forze centrifughe. In uscita i
piloti frenano per scendere al di sotto dei 100 km/h ed entrare nella
chicane che precede il rettilineo dei box. Gli ingegneri devono
elaborare dei motori prestanti, che contribuiscano all’azione
frenante e alla stabilità del retrotreno in questo incredibile
passaggio
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