Le generazioni dell’automobilismo russo sarebbero andate perdute e svanite dalla memoria, se non per la passione di Mikhail Krasinets… come scopre il Team di “Journey of Discovery” in un campo innevato, non lontano da Mosca.
Fuori da Tula, alcune ore a sud di Mosca, si trova il museo automobilistico più insolito che si possa immaginare.
La parola museo è solitamente associata a grandi saloni, guide, schiere di prodotti in mostra, informazioni in varie lingue. Questo museo non ha niente del genere. Infatti, ad un occhio poco esperto, sembra poco più di una grande collezione di vecchie vetture russe che arrugginiscono in un campo.
Il proprietario e gestore Mikhail Krasinets, un tempo collaudatore della Moskvich, pilota di rally e appassionato cultore di auto sovietiche, ha allestito questo tempio della motorizzazione russa. Se intendete visitarlo, fate attenzione: non è facile da raggiungere.
E', infatti, situato alla fine di parecchie miglia di sentiero, un po’ buche e solchi, un po’ fuoristrada serio, e che nel giorno della nostra visita è anche ricoperto da un metro di neve, mentre una tempesta di neve al traverso frusta i fianchi esposti della collina alla quale siamo diretti. Con la neve che copre il percorso di quella che dovrebbe essere una breve tappa del viaggio di 8.000 miglia, dobbiamo essere grati alle Discovery del nostro convoglio che ci permettono di raggiungere la nostra meta; senza di loro non ce l’avremmo mai fatta.
Una volta raggiunta la cima della collina, le carcasse arrugginite fanno sorgere spontanea la domanda: ma ne valeva la pena? Poi, però, incontriamo Krasinets.
La sua passione ed il suo entusiasmo sono enormi, e nonostante i fondi di cui dispone siano limitatissimi – Krasinets gestisce la sua collezione con poco più della sua grande energia – ad un’osservazione più attenta non può sfuggire che ci troviamo di fronte ad un testamento a quattro ruote unico al mondo di un’intera generazione di meccanica automobilistica sovietica, che ha rischiato di andare perduta per sempre.
“Possiedo un esemplare per ogni anno di produzione di tutti i maggiori fabbricanti russi” dichiara orgogliosamente Krasinets, raccontando come sia arrivato in questa località nel ’90 con sole quaranta vetture – oggi diventate quasi 300.
Il suo gioiello della corona è una Chaika GAZ del 1964, mastodonte dalle grandi pinne posteriori, che montava un 4.5 litri V8. Quest’auto era accessibile solo all’elite del Partito Comunista; i cittadini comuni potevano solo ammirarne incantati i rari esemplari ed anche quei pochi che potevano permettersela economicamente, difficilmente riuscivano ad ottenerla, Infatti, non erano in vendita e, a detta di Krasinets, ne fu venduto privatamente un solo esemplare, e precisamente a Mikhail Sholokhov, lo scrittore sovietico di classici,
Una sola automobile godette di maggior prestigio della Chaika e fu la limousine Zil; eppure la Chaika era comunque ritenuta dai più l’automobile eccellente per definizione. Nel periodo in cui era a capo del Partito Comunista, Nikita Kruscev aveva in assegnazione una Zil, ma in ogni possibile occasione preferiva usare la Chaika.
E oggi Krasinets ne possiede una, “E’ fantastico”, afferma assolutamente raggiante “non molto tempo fa, per uno come me possedere questa auto era assolutamente impensabile!”
Al lato opposto della gamma troviamo una Moskvich 1500 del 1973, una spartana e scialba scatoletta di latta che ben illustra quale potesse essere l’immaginario automobilistico per il comune sovietico di allora.
Raggiungiamo ora un’area riservata, dove fa bella mostra di sé il modello superpreferito da Krasinets, i cui occhi s'illuminano salendo a bordo dell’enorme autocarro militare Zil del 1974. Questo veicolo ha praticamente condiviso una parte importante della vita del suo proprietario, che guidava proprio gli autocarri Zil durante il servizio militare. Il motore da 5.5 litri di questo colosso, nonostante l’età e le condizioni non perfette del mezzo, va in moto al primo colpo.
A questo punto Krasinet mi fa segno di salire a bordo nell’abitacolo sorprendentemente angusto, spingendomi sul sedile di guida. Krasinet non sembra una persona con la quale si possa discutere, e comunque questa è sicuramente un’esperienza da non perdere. Spingo la lunga leva del cambio in prima, aziono la frizione, mentre Krasinet mi raccomanda di non lasciar stallare il motore, e poi all’improvviso avanziamo sbandando, con la neve che schizza via dagli pneumatici e io combatto con il durissimo volante (naturalmente senza servosterzo), attento a non falciare qualche esemplare dell’amata collezione di Krasinets.
Poi posso godermi un po’ di miglia alla guida, fra le più divertenti che io ricordi, rimbalzando sui sentieri che circondano la casa di Krasinets, e anche se nessuno dei due conosce una sola parola della lingua dell’altro, c'intendiamo a meraviglia grazie alla comune passione per i motori a combustione interna, che ha creato un legame capace di trascendere generazioni e culture.
Al ritorno, sulla strada per Mosca, il comfort e la raffinatezza che ritroviamo a bordo delle nostre Discovery, diventano un’ulteriore tangibile dimostrazione di quanto la tecnica motoristica sia progredita. E, comunque, valeva davvero la pena di sperimentare anche questo singolare “viaggio nel tempo”
Forza: Seguiteci nel nostro viaggio, e aiutateci a raggiungere il nostro obiettivo.
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