mercoledì 28 ottobre 2015

Rachel " la guerriera" alla Gara 7 del Campionato Regionale di Enduro Regione Umbria-Lazio-Abruzzo

                                          BRAVA RACHEL! 
                                  la "guerriera" nello sport, nella vita, in tutto : Energia! 
L'ultima gara della stagione si tinge presto di un sapore particolare: 
A voi Amici il reportage by Rachel vivete con lei 
la sua emozionante Avventura a #Dueruote ...e tanto fango
Scheggino (PG) - 25 ottobre 2015 
Il build-up di tensione è forte, sono ormai trascorsi 3 mesi da quando ho corso l'ultima volta a Orvinio, a luglio scorso. Gira voce che la gara sarà tosta, che il meteo ottobrino potrebbe essere infame. Quindi al contempo, tra di noi, ci si raccontano cose per farsi coraggio: ormai abbiamo una certa esperienza di gara alle spalle, abbiamo imparato a lavorare entro i vincoli imposti dall'agonismo, abbiamo corso le prime tre gare sotto la pioggia, siamo sicuramente cresciuti in termini di tecnica, tenacia, resistenza e velocità. Il weekend organizzato dal Motoclub di Spoleto consiste tra l'altro in un doppio appuntamento, quasi triplo, che vede affiancarsi due tipi di gara: il National Trophy da svolgersi il sabato, e poi il Regionale la domenica, che sarà valevole oltre che per il Lazio, anche per il regionale Abruzzo (a recupero della mancata prova di Torricella dello scorso marzo causa condizioni meteo avverse). Il programma annuncia anche una festa nella piazza di Scheggino il sabato sera, con musica e spettacolo pirotecnico, infatti quando arriviamo nel tardo pomeriggio troviamo un bellissimo allestimento intorno alla fontana tra stand, palco, zona staff e ristori, e io mi immagino quindi un'affluenza particolare. Sono perciò alquanto sorpresa quando la domenica mattina esce l'ordine di partenza e noto che siamo "soli" 111 concorrenti al via.
Così imparo che un percorso di campionato è anche una questione aritmetica, nell'equilibrio tra costo e risultato, tra quello che ci metti e quello che ne puoi trarre: alcuni posti in classifica si devono ancora giocare, per molti invece i conti sono ormai fatti e non c'è più nulla da conseguire. In tal senso la mia partecipazione stavolta, in termini prettamente matematici, è superflua, perché il titolo di “First Lady” del Lazio l'ho già conquistato definitivamente con due gare di anticipo, con i punti presi alla gara di Orvinio.
Ma dall'inizio sapevo di correre la mia gara tutta personale e voglio farla al meglio delle mie possibilità: alla sesta prova ho dovuto rinunciare per motivi organizzativi famigliari, alla settima ed ultima invece non posso, non voglio proprio mancare.
La mia idea, la mia promessa a me stessa è, naturalmente, di chiudere in bellezza questo percorso iniziato nove mesi fa. Non mi immagino minimamente che a distanza di 10km dalla partenza sarei stata già pronta a gettare la spugna come mai mi era successo prima. Sparita ogni traccia di coraggio, determinazione, voglia di lottare. Dal sogno di gloria finale, culmine di un percorso tutto in ascesa, fatto di progressi e conquiste, al patatrac emotivo più completo. Cosa era successo? Un po' la partenza, con la moto che non ne vuol sapere di accendersi, le mie pedate vane, il pulsante dell'avviamento che mi starnazza sarcasticamente sotto il dito (nonostante la sostituzione recente dei pezzi), i commissari di gara col fiato sospeso, i secondi che passano inesorabili, la sconfitta quasi sullo start, lo sfiancamento prima di iniziare. Ma non è solo quello. La moto finalmente si accende. Ci sta il fantasma del fettucciato che mi balena nella memoria (un tracciato tutto in contropendenza, prima a salire e poi a scendere, con un punto di raccordo da incubo con strettoia, gradoni e radice, dove il giorno precedente durante la ricognizione a piedi sono quasi rotolata giù). Ma non è solo quello. Ci sta il primo tratto di trasferimento, subito mulattiera single-track, dove a muscoli ancora freddi faccio fatica a gestire la moto, e non entro nel ritmo. Ma non è solo quello. Il colpo di grazia emotivo si abbatte brutale su di me nella forma di un pilota più esperto che rimane bloccato dietro a me e alla mia scoordinata goffagine, non trova modo di passarmi (dirupo da un lato e alberi dall'altro), esterna la sua esasperazione ad alto volume e quando infine mi supera in un punto di slargo dove riesco a farmi da parte, impreca e gesticola tirando fuori una rabbia che mi lascia esterrefatta, senza fiato, svuotata. Tutta scossa, rimango accostata sul bordo dello slargo, mi faccio piccola, spengo il motore per sentire se arriva qualcuno da dietro e lascio quindi passare molti piloti e molti minuti, mentre cerco di ricomporre i miei pensieri. Torno a respirare e delibero il da farsi. Sono nel film sbagliato e voglio uscire da questo copione da incubo. Per via dell'ordine di partenza, stavolta basato sul ranking anziché sulla categoria, sono stata "intrappolata" davanti a molti concorrenti più validi di me. Decido di togliere il disturbo: OK, ma come? Bisogna proseguire fino ad incrociare la prima strada asfaltata, e ritornare al paddock. GAME OVER.
Questa decisione mi restituisce serenità. Mormoro la mia preghiera di resa e abbandono. Bisogna capire quando non è il caso, quando è troppo difficile e troppo pericoloso, bisogna sapere quando giunge il momento di dire basta. Questa situazione è al di là delle mie capacità. Lo so riconoscere, lo so ammettere, e non me ne vergogno.
La mia gara ora si è trasformata in semplice e tranquilla passeggiata enduristica. Credo di non avere più nessuno dietro. L'orologio e la tabella di marcia non li guardo più. Già che sono in Valnerina e che la gara è lunga complessivamente 4 ore, mentre gli altri gareggiano, io, semplicemente, mi farò questo bel percorso pre-tracciato, segnalato, panoramico. Con tutta calma e senza agitarmi. Tutto sommato sarebbe sciocco tornare al gazebo ad annoiarmi per tante ore. Andiamo a vedere l'Enduro Test, così, "giusto per". Per poterne parlare. È cronometrato, ovviamente, ma la cosa non mi riguarda più. Bel percorso, da fare veloce sarebbe pure molto impegnativo, qui non potrei mai pretendere di fare un bel tempo (non col mio scarso allenamento tecnico) alcuni passaggi li eseguo a motore spento (ogni riaccensione forzata è tra l'altro un calvario estenuante, mi svuota delle mie forze residue), alcune curve le chiudo addirittura col sedere in terra e la moto mandata giù e ruotata a calci! Roba da cabaret, per chi ha potuto vedermi. Who cares? Io mi sto facendo la mia enduro-passeggiata in Valnerina, ecco tutto. Dopo la prima prova speciale credevo di incrociare una strada da poter imboccare per rientrare in paese, non la vedo, forse mi è sfuggita. No problem, facciamoci il secondo tratto di trasferimento. Il paesaggio è bellissimo, la giornata soleggiata, c'è tutto il tempo del mondo. Ci stanno dei tornanti nel bosco, ripidi e bruschi, ancora scendo dalla moto, la giro a mano, di peso, sollevando la ruota posteriore… tanto nessuno mi vede. Invece arriva uno da dietro! Ma stalla pure lui i mezzo al tornante, lo vedo in difficoltà, è in bilico sull'orlo. E’ un ragazzino. Appoggio goffamente la mia moto al primo albero che trovo e vado ad aiutarlo, prima che finisca nel fosso. Lui riparte, sparisce, all'inseguimento del suo tempo perduto, e sono contentissima, all'improvviso. Ora non mi resta che terminare il trasferimento, e ritornare a Scheggino. Così salterò il fettucciato, che da quando l'ho visto veramente non ho mai avuto intenzione di percorrerlo con la moto. Il destino però, guarda caso, ha tutt’altro in serbo per me: e sto per scoprirlo. Ecco il perno della situazione: siccome mi pare male ritirarmi senza dirlo a nessuno (questo è il mio tratto di carattere germanico, precisino!) decido di andare fino al famoso Cross Test, per rendere noto allo staff che mi sto ritirando dalla gara.


incontro un commissario di gara che, tutto sorridente nel suo gilet giallo fluo, mi dice che non posso non fare la seconda prova speciale, su! Io protesto.
Sono sicuramente fuori tempo massimo, sono venuta solo a dirvi che mi ritiro.
Un endurista non si ritira mai! Dài fai la prova speciale, vedrai che bella!
No, no, davvero davvero non voglio farla, ho paura, mi faccio male di sicuro.
Forza forza che ce la puoi fare. Piano piano, senza fretta.
Ma non ha senso, sono fuori tempo.
Se fai il fettucciato e sei ancora convinta di non voler proseguire, ti squalifico io all'uscita e tu ti ritiri.
Lui è così sorridente, così ottimista, che mi persuade ridandomi fiducia in me stessa, e quindi mi avvio piano piano a percorrere questo fettucciato. Sono pietrificata dalle discese e dalle curve in contropendenza, la moto mi si spegne continuamente, ma mi dico "ingoiamo questo ultimo rospo senza pensarci troppo", tanto tra poco sarà tutto fatto e mi siederò rilassata in piazza ad aspettare gli amici. A parte lo scollinamento terribile, il resto è fattibile. Il terreno tiene, non mi sono cappottata e non sono volata fuori dal tracciato nei vari modi tragici che mi ero immaginata il giorno precedente. All'uscita del fettucciato il gioviale commissario mi saluta con fragoroso applauso e sonori incoraggiamenti.
Per me in quell'istante cambia improvvisamente la musica. Si è risvegliata la Rachel-guerriera. Insomma! Ho quasi terminato un giro, mancano soli 4km a chiudere, fino al punto del controllo orario e... getto uno sguardo repentino sul mio orologio: sono le 12:20 e sono soltanto 4 minuti oltre la mia tabella di marcia. Quindi, facendo un veloce conto, calcolo che se riuscissi ad arrivare al CO1 entro le 12:31 sarei ancora dentro il tempo massimo. La domanda è: riuscirò a percorrere 4km di asfalto, passare al gazebo, fare rifornimento, e giungere al controllo, il tutto entro 11 minuti? Ma sì! Ci devo riuscire! Arrivata al gazebo salto giù dalla moto, lascio acceso il motore (troppo faticosa la riaccensione) e verso la miscela così frettolosamente che cola da tutte le parti nonostante l’imbuto che avevo appositamente preparato. Arriva Massimo, di corsa, gridando "attenta che così pigli fuocooo!" e mi aiuta a ripulire manopole, serbatoio, sella. Ho i guanti intrisi di miscela, pazienza: il tempo necessario per sostituirli è troppo prezioso per spenderlo.
Giungo al punto di controllo alle 12:28, a soli 3 minuti dal “fuori tempo massimo”: sono salva! Il secondo giro è tutto diverso, sono entrata nel mio flow, prendo un'andatura fluida e tutto scorre senza quasi che io mi affatichi. Gioco di frizione per mantenere il motore acceso laddove riesco. Ricordo improvvisamente perché sono qui, e perché amo questo sport. Ho adesso un obiettivo preciso, anzi due: recuperare il tempo, e terminare la gara. Stavolta non ci sarà nessuno dietro di me, perché il mio margine di ritardo mi ha messo al riparo dalla situazione precedente. Ho i miei focus: ritmo, stabilità e gas deciso nei punti critici. So come fare. Ce la posso fare. Sorpresa, mi trovo davanti improvvisamente una fila di una trentina di piloti, fermi nel bosco.
Origlio i commenti, cerco di capire cosa è successo, se qualcuno è finito sotto, se ci sono feriti. Ma l'atmosfera è inaspettatamente distesa, non percepisco intorno a me né sgomento né urgenza. Solo capto qualche parola "punto difficile", "non si passa". Perdiamo 20 minuti di tempo (per me preziosi!) mentre arrivano due commissari dello staff ad assistere i concorrenti in un punto diventato impraticabile, dove si passa uno alla volta, con fatica. Nell’attesa, ho il tempo di bere, scattare una foto, e leggere l'SMS che mi ha inviato mio marito: "è molto dura, se ti ritiri è comprensibile" e sorrido per due motivi: la tenerezza del pensiero che ha avuto per me, e la consapevolezza che se avessi letto quel messaggio in tempo reale avrei avuto la scusa definitiva per arrendermi. Invece il messaggio mi giunge ora, dopo che ho già deciso di andare avanti. Bene. Quando è il mio turno di passare l'ostacolo, la sosta inaspettata mi ha ricaricata e passo alla grande, senza nemmeno bisogno dell'aiuto dello staff, per la grande sorpresa sia mia che loro. Il resto è un ricordo soprattutto di scorrevolezza, non senza acciacchi (cadute e spegnimenti innumerevoli), ma ormai il dado nuovo è tratto, e cerco il mio equilibrio in questo contesto non ottimale: in qualche modo lo trovo, e riesco a mantenerlo. Quando arrivo di nuovo al fettucciato, al termine del secondo giro, il mio "commissario amico" esulta nel rivedermi ancora in gioco e sono doppiamente felice di aver perseverato. Gli grido, prima di proseguire verso il mio traguardo: “se sono ancora qui, è tutto grazie a te! Sappilo!” e sfreccio allegra verso Scheggino.
Sono in fondo alla classifica della giornata, con dei tempi cronometrati naturalmente ridicoli. Ho svolto questa gara completamente a modo mio, anche se comunque entro i limiti del regolamento. Per fortuna, come avevo immaginato e sperato quella mattina al risveglio, nel crescendo graduale del mio percorso agonistico, ho vinto oggi la battaglia per me sinora più sfidante, perché dopo che l’animo già aveva ceduto, sono riuscita a ribaltarlo ancora oltre il tipping point della rinuncia mentale. Quando salgo sul podio, sento che ho chiuso in bellezza questo mio percorso, iniziato nove mesi fa. Questa coppa, la stringo a piene mani e con doppio gusto, perché me la sono veramente sudata goccia per goccia, a coronamento di un sogno quasi smarrito strada facendo.

Ringraziamenti di fine stagione 2015:
Ringrazio il mio Motoclub Palombara Sabina per il sostegno pratico, logistico ed i continui incoraggiamenti.
Ringrazio i miei Amici per avermi seguita con interesse e affetto, chi da vicino e chi da lontano.
Ringrazio la mia Famiglia per la comprensione, la pazienza, i sacrifici, il tifo.
Ringrazio in ultimo, ma sopratutto, mio Marito, per la sua vicinanza, il suo affetto in questa avventura, e per avermi trasmesso la passione delle due ruote nelle sue molteplici forme: una passione che ci tiene uniti nella gioia di strade nuove, esplorate sempre insieme.
Spero infine di aver saputo rendere omaggio, con le mie parole e con le mie gesta, a Dio onnipotente e Creatore, che ringrazio per avermi risollevata ogni volta che sono caduta.
Dettagli Tecnici della gara:
Organizzatore: Motoclub Spoleto
Concorrenti alla Partenza: 111
Partecipanti femminili: 1
Ordine di partenza: in base al ranking FMI
tipologia gara: 7^ prova del Campionato Regionale di Enduro Regione Umbria-Lazio -Abruzzo
41km a giro da ripetersi 3 volte (2 volte per le classi amatoriali e la classe Lady) comprendente
n.1 Enduro Test da svolgersi a ciascuno giro, di lunghezza 5km e
n.1 Cross Test da svolgersi a ciascun giro, di lunghezza 3km
I Reportage di Rachel
la prima gara è stata una vera lotta 
alla terza già si respira aria di cambiamento
e con la quarta si raccolgono i risultati!




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