Quest’anno Toyota
festeggia i 75 anni dalla sua fondazione avvenuta
grazie a Kiichiro Toyoda. Il 3 Novembre, giorno ufficiale del suo
compleanno, è stata infatti la data di inizio delle attività presso
il Koromo Plant in Giappone, il primo impianto di produzione
automobilistica di Toyota.
“Apri la porta, c’è tutto un
mondo fuori” – Sakichi Toyoda
L’inizio della
storia Toyota risale a oltre cento anni fa, quando il padre di
Kiichiro, Sakichi Toyota, decise di fondare la Toyoda Enterprise.
Conosciuto come il “Re degli Inventori”, oppure come il Thomas
Edison giapponese, Sakichi nasceva nel 1867 durante un periodo di
modernizzazione nel paese del Sol Levante. Crescendo, divenne
impossibile per Sakichi ignorare le condizioni di povertà del suo
villaggio, e al compimento dei 20 anni finalmente trovò la sua
vocazione: contribuire allo sviluppo sociale realizzando qualcosa di
straordinario.
Quel “qualcosa di
straordinario” divenne più chiaro quando iniziò a osservare il
difficile lavoro manuale nell’arte della tessitura e delle filatura
manuale di vestiti, in particolar modo grazie a sua madre. Sakichi
descrisse in seguito il processo: “Cominciai a pensare al modo in
cui alimentare i telai, in modo da rendere più rapide le operazioni
di tessitura e produrre un maggior numero di tessuti in maniera più
economica.” Nel 1926, Sakichi riusciva a perfezionare il design del
suo telaio automatico, il Toyoda G-type.
Grazie alla sua
efficienza (un singolo lavoratore poteva utilizzarne 25
contemporaneamente), il nuovo telaio automatico si guadagnò
rapidamente l’attenzione della principale azienda tessile del
mondo, l’inglese Platt Brothers & Co. Ltd. Nel 1929, in qualità
di rappresentante della società incaricato della sottoscrizione di
un accordo per brevettare il G-type, Kiichiro, il figlio di Sakichi,
decise di raggiungere l’Inghilterra passando per gli Stati Uniti:
aveva deciso di vedere con i propri occhi lo sviluppo dell’industria
automobilistica.
Quello che Kiichiro
ebbe modo di osservare negli Stati Uniti divenne il suo unico
obiettivo: costruire lui stesso un’automobile. Decise quindi di
mettere insieme un team di ingegneri, dedicando loro alcuni spazi
adiacenti la Toyoda Automatic Loom Works. Nonostante alcuni
contrattempi nel delineare il loro primo motore, Kiichiro e il suo
team, grazie alla loro straordinaria dedizione al lavoro, riuscirono
finalmente nell’impresa, proprio come suo padre prima di lui aveva
fatto con il telaio automatico.
Gli anni ’30 erano
tempi difficili per avventurarsi in un settore completamente nuovo,
soprattutto a causa della limitatezza di competenze ed esperienza.
Tuttavia, Kiichiro riuscì lo stesso a convincere Risaburo Toyoda,
all’epoca a capo della Toyoda Enterprise, a inaugurare un Reparto
Automobilistico all’interno della Loom Works.
L’idea originale
avuta da Kiichiro, e cioè di costruire un veicolo passeggeri
destinato alla produzione in serie, dovette però deviare su un
percorso differente a causa della sempre più imminente minaccia di
una guerra. Il governo cominciò a puntare più sulla costruzione di
autocarri che di automobili, suggerendo così a Kiichiro di delineare
un nuovo piano industriale. L’autocarro Model G1 venne così
portato a termine in meno di sei mesi.
Appena iniziata la
produzione dell’autocarro, Kiichiro decise di tornare al suo
obiettivo: quello di realizzare un’automobile. Il prototipo Model
AA venne ultimato nel 1936. Per scegliere il nome del marchio da
applicare alla Model AA, l’azienda decise di istituire un concorso
pubblico, e dopo aver visionato oltre 20.000 proposte, a vincere
furono i caratteri giapponesi che, tradotti in termini europei,
indicano il cognome “Toyota”. Il nuovo nome venne deciso per
ispirare un senso di movimento, ma anche, e soprattutto, per motivi
scaramantici, in quanto per scrivere Toyota in giapponese ci vogliono
otto (numero fortunato) colpi di pennello. Ed è così che nacque il
brand Toyota, con la Model AA che diventava il primo veicolo a
portare il nuovo nome aziendale.
Il 28 Agosto del 1937, i sogni di
Kiichiro divennero realtà quando a capo della Toyota Motor Company
(conosciuta oggi come Toyota Motor Corporation) venne designato
Risaburo in qualità di primo Presidente della storia.
“Finchè potrò, continuerò a
lottare” – Kiichiro Toyoda
Al termine della Seconda Guerra
Mondiale, per quanto le strutture destinate alla costruzione di
automobili non avessero subito danni eccessivi, in Giappone era
comunque arrivato il tempo di una modernizzazione. Alla fine del 1945
l’impianto Koromo contava meno della metà dei dipendenti attivi
prima dell’inizio della guerra. La carenza di cibo spinse Toyota a
creare alcune colture cerealicole presso l’impianto al fine di
fornire un pasto ai dipendenti rimasti, cedendo loro alcuni materiali
destinati alla costruzione di aeroplani da trasformare in pentole e
tegami da vendere al pubblico per poter usufruire di un’ulteriore
fonte di sostentamento.
Grazie alla sua
straordinaria lungimiranza, Kiichiro decise di cambiare rotta dopo
aver osservato attentamente le condizioni del Giappone nell’immediato
dopoguerra: “Questa sarà l’era delle automobili compatte.” Già
dal Novembre 1945, gli ingegneri Toyota iniziarono a delineare il
motore Type S, un quattro cilindri da 1.0 cc. Nel 1947 veniva così
completata la Model SA, il primo veicolo due porte da 27 CV
equipaggiato con motore Type S. L’azienda iniziò subito a premere
affinché venissero concessi ulteriori permessi per la produzione di
automobili. Il nomignolo assegnato alla Model SA, “Toyopet”,
divenne il nome tipico delle berline Toyota.
Le condizioni dell’economia
giapponese all’inizio degli anni ’50 iniziarono a diventare più
impegnative con l’introduzione di politiche economiche di
svalutazione. L’incremento della produzione precedentemente
ipotizzato venne presto abbandonato, e l’azienda affrontò alcune
difficoltà, anche nel pagamento degli stipendi ai dipendenti.
Ciononostante, Toyota decise di mantenere invariata la sua politica
aziendale, senza quindi licenziare nessuno, negoziando una riduzione
dei salari del 10% per riuscire a superare la crisi.
Alcuni tagli del personale risultarono
però inevitabili, costringendo l’azienda e i sindacati a
riprendere i negoziati. Per quanto esistesse una scappatoia, e cioè
quella di ritrattare la politica dei licenziamenti decisa assieme ai
sindacati, Eiji Toyoda, l’allora amministratore della Toyota Motor
Company, rifiutò di intraprendere questa strada, mantenendo un
rapporto di fiducia con i propri dipendenti.
Le controversie giunsero finalmente al
termine quando Kiichiro Toyoda, assieme ad altri dirigenti,
rassegnarono le dimissioni come gesto di solidarietà verso i
dipendenti. Questo provvedimento suscitò un’ondata di
pensionamenti spontanei, che aiutò l’azienda a superare il
difficile periodo di crisi.
“Le condizioni ideali per costruire
qualcosa vengono a crearsi quando le macchine, le strutture e le
persone lavorano insieme per aggiungere valore evitando ogni tipo di
spreco” – Kiichiro Toyoda
Nel corso degli anni
’50, l’attenzione della dirigenza aziendale iniziò a rivolgersi
all’incremento dell’efficienza. Per quanto Kiichiro già
utilizzasse nell’impianto Koromo il suo metodo Just-in-Time,
l’implementazione completa non riuscì mai a completarsi a causa
degli sconvolgimenti dovuti alla guerra.
Arriva quindi il
momento di Taiichi Ohno, che dopo l’ingresso in Toyota scalerà
diverse posizioni fino a diventare Manager of Final Assembly per il
Manufacturing Department. Ohno era stato ispirato dal telaio
automatico inventato da Sakichi, che riusciva a rilevare i fili rotti
e a bloccare automaticamente la produzione, eliminando la potenziale
produzione di prodotti fallati e migliorando la qualità del lavoro.
Nel tentativo di migliorarne anche l’efficienza, Ohno introdusse
una serie di innovazioni sulla linea di produzione, conosciute in
seguito con il nome jidoka, e cioè ‘automazione’.
I dipendenti
potevano infatti azionare la Andon cord (corda d’emergenza) per
fermare la linea di produzione in caso di rilevamento di potenziali
problemi, prevenendone lo sviluppo e la moltiplicazione sul resto
della linea. Il Kanban System, utilizzando delle schede che indicano
dove e quando vengono utilizzate le componenti, perfezionò il metodo
Just-in-Time, riducendo la necessità di un accumulo di parti di
ricambio.
Il nuovo Toyota
Production System, una combinazione tra i metodi Just-in-Time e
jidoka di Kiichiro e Ohno, venne poi esteso nel 1963 a tutti gli
impianti Toyota, continuando a essere ancora oggi alla base della
produzione Toyota di tutto il mondo.
“Good thinking, good products” –
slogan Toyota adottato nel 1953
Durante la prima
metà degli anni ’60, Toyota lavorava per portare la qualità dei
propri prodotti su livelli internazionali, e quindi più competitivi,
mediante l’introduzione del sistema total
quality control. A ogni singolo processo veniva assegnato un target,
e i dipendenti affidati alle singole fasi erano responsabili di
analizzare e determinare la causa dei difetti, oltre che di adottare
le contromisure adatte. Questi nuovi metodi di produzione hanno dato
origine alla proverbiale qualità interna del marchio.
Nel 1965 Toyota veniva premiata con il
Demi Application Prize, organizzato dalla Unione Giapponese
Scienziati e Ingegneri per legittimare le migliori innovazioni dal
punto di vista del controllo della qualità.
“Oh, What a Feeling” – tag line
Toyota Motor Sales, USA
Nel 1957 inizia una
nuova era, con l’arrivo a Los Angeles di due Toyota Crown, le prime
automobili giapponesi a essere esportate in territorio americano.
Subito dopo nasce la Toyota Motor Sales U.S.A., le cui vendite
iniziano nel 1958 con il modesto numero di 288 unità. Presentato nel
1951 con il nome Model BJ, e consacrato
alla storia nel 1955 con il nome che lo ha reso famoso nel mondo, il
Toyota Land Cruiser si è rapidamente guadagnato la sua straordinaria
reputazione di veicolo adatto a qualsiasi terreno.
Introdotta nel 1966,
la Toyota Corona divenne il primo veicolo Toyota ad essere conosciuto
dal grande pubblico americano, triplicando le proprie vendite fino ad
oltre 20.000 unità nel suo primo anno. Nel 1967 Toyota sarebbe poi
diventata il terzo brand d’importazione a vendere più automobili.
Con vendite cumulative che hanno raggiunto il milione di unità nel
1972, Toyota è diventata nel 1975 il principale brand
d’importazione.
Oggi, Toyota gestisce 14 impianti in
America Settentrionale, con una produzione locale che ha recentemente
raggiunto il traguardo dei 25 milioni di veicoli.
“Il mercato europeo offre a Toyota un
potenziale enorme. Un mercato che vuole soltanto i prodotti migliori”
– Shoichiro Toyoda
Calcare con i propri veicoli le strade
europee, dove sono state scritte le prime pagine della storia
automobilistica, è sempre stato uno dei principali obiettivi di
Toyota. Le prime esportazioni in Europa ebbero inizio nel 1960 verso
Malta e Cipro, sebbene su scala ridotta e considerate al tempo come
attività destinate al Medio Oriente. Ma nel 1962, con la visita a
sorpresa da parte di un ospite negli uffici Toyota di Tokyo, il brand
inizia la sua espansione europea.
Il visitatore era un
certo Walther Krohn, l’allora Presidente della Erla Auto Import A/S
in Danimarca. Importatore di un brand europeo, Krohn convinse Toyota
a esportare in Danimarca un esemplare con guida a destra della Toyota
Crown, nonostante l’azienda fosse convinta di non possedere i
requisiti necessari per avvicinare un nuovo mercato. Il modello
ricevette diversi consensi presso i saloni dell’auto locali,
incoraggiando la crescita dei numeri relativi all’esportazione, con
400 e 1.500 unità rispettivamente negli anni 1963 e 1964.
Nonostante i primi
contatti con l’azienda finlandese Korpivaara Oy fossero avvenuti
nel 1962, le relazioni formali non si materializzarono a causa degli
scadenti risultati dei test su strada. Due anni dopo, visitando
l’impianto Motomachi, il Presidente della Korpivaara Oy collaudò
personalmente una Toyota Corona. I risultati del test furono talmente
soddisfacenti che il Presidente stesso sottoscrisse seduta stante un
ordine di 2.000 unità.
Seguirono in rapida
successione altri accordi con i distributori, tra cui con la Louwman
& Parqui B.V. nei Paesi Bassi nel 1964 e N.V. International Motor
Company S.A. in Belgio nel 1966. Nel 1966 nacque poi in Svizzera la
Toyota AG, in seguito alle trattative tra Toyota e la Emil Frey Ltd.,
azienda di importazione e riparazione di veicoli.
I principali punti a favore dei veicoli
Toyota nei primi anni in Europa furono il fattore novità e la
semplicità del design meccanico, che consentiva una scarsa necessità
di manodopera. Dal momento che le vendite non riuscirono a partire
con il vento in poppa, i primi distributori europei dovettero
inaugurare alcune attività promozionali e di marketing da adattare
alle singole zone.
In Danimarca e
Finlandia, i distributori Toyota presentarono i veicoli in occasione
dei motor show locali. Il distributore belga offrì un’audace
garanzia triennale, organizzando la campagna “My Toyota is
Fantastic”. Walter Frey, Presidente di Toyota AG, s’iscrisse
personalmente ad alcuni rally alla guida di un veicolo Toyota. Forse
una delle iniziative più innovative giunse dall’azienda olandese
Louwman & Parqui, che fece apprendere e ripetere lo slogan
“Compra una Toyota” ai pappagalli presenti nello zoo gestito dal
gruppo.
Nel 1964 Toyota apre
a Copenhagen il suo primo ufficio di rappresentanza europeo. Cinque
anni dopo la struttura trasloca a Bruxelles, in Belgio, per diventare
poi l’attuale Toyota Motor Europe.
I mercati della
Repubblica Federale Tedesca, della Francia e del Regno Unito erano
quelli che presentavano per Toyota maggiori difficoltà di imporsi,
prevalentemente a causa della consolidata tradizione locale nel
settore automobilistico. Fino al 1970, il volume di importazione
annuale era di circa 1.000 unità per il Regno Unito. Nonostante
questo, la Motor Imports Co., oggi Toyota (GB) Ltd., dopo aver
migliorato la propria struttura interna, raggiunse le 6.800 unità
nel 1971 e circa le 19.000 nel 1973.
La prima produzione
europea nacque con la costruzione della Toyota Corolla presso la
Salvator Caetano I.M.V.T., S.A., azienda portoghese produttrice di
autobus. Nel 1972, la produzione saliva fino a raggiungere le 10.000
unità, tra cui, oltre alla Corolla, figuravano anche la Corona e
l’autocarro Dyna.
Gli anni ’70 rappresentarono per
Toyota un periodo di crescita e di sfide continue. La crisi
petrolifera di quel periodo comportò il crollo delle vendite Toyota,
che nel 1974 scesero dalle 163.000 alle 138.000 unità. L’effetto
della crisi ebbe conseguenze diverse da paese a paese, in base alle
condizioni locali dei network di vendita. La Norvegia e la Svezia
videro ad esempio un crescita, mentre altre aree dovettero affrontare
un crollo anche del 40%.
Gli effetti di
questa condizione economica vennero percepiti soprattutto nella
Repubblica Federale Tedesca. Nel 1974 Toyota Motor Company decise di
entrare in possesso del suo distributore locale, la Deutsche
Toyota-Vetrieb GmbH & Co. KG. Nei due anni che seguirono, le
condizioni del brand Toyota in Germania migliorarono sensibilmente,
sfociando nella ricapitalizzazione della Deutsche Toyota-Vetrieb, che
prese il nome di Toyota Deutschland GmbH.
In questo periodo
iniziò uno sviluppo locale in Germania, dovuto soprattutto
all’adeguamento delle caratteristiche commerciali a questo
particolare mercato, ma anche alla partecipazione attiva in
competizioni automobilistiche europee. Nel 1979 il Toyota Team Europe
si spostò da Bruxelles a Colonia, in Germania, che in seguito venne
denominato Toyota Motorsport GmbH. La Toyota Celica Twincam Turbo
riuscì a vincere sei tappe della World Rally Championship in Africa
tra il 1983 e il 1986.
Le condizioni economiche cominciarono a
risollevarsi nella seconda metà degli anni ’70, periodo in cui
Toyota raggiunse, nel 1976, il traguardo di 1 milione di veicoli
europei esportati all’estero. In questa fase di ripresa, i feedback
provenienti dai distributori locali aiutarono Toyota Motor Company a
comprendere la necessità di sviluppare prodotti più competitivi e
accattivanti, in maniera tale da soddisfare le esigenze dei diversi
mercati europei, dal selciato belga alle ventose strade delle
montagne svizzere.
Nel 1978, la Inchape
PLC incorporò la Toyota (GB) Ltd., seguita nel 1979 dall’azienda
belga International Motors. Con l’introduzione della Toyota Starlet
nel 1978, della Tercel e della Corolla nel ’79, le vendite europee
di Toyota superarono per la prima volta le 300.000 unità, con un
totale di 324.000 veicoli nel 1980.
Dopo 32 anni, Toyota
Motor Company e Toyota Motor Sales in Giappone (con la seconda
azienda di Sales & Marketing costretta a dividersi a causa della
crisi economica degli anni ’50) confluirono in una singola società
dando vita, nel 1982, all’odierna Toyota Motor Corporation.
Le vendite europee di Toyota rimasero
invariate, attestandosi attorno alle 290.000 unità annuali tra il
1982 e il 1984. Alla fine del 1984 alcuni ingranaggi cominciarono a
muoversi, con l’obiettivo di raggiungere il traguardo delle 400.000
unità. Alcuni nuovi prodotti, tra cui la Toyota MR2 nel 1985, la
Supra nel 1986 e la Celica nel 1987, vennero introdotti nel tentativo
di migliorare l’immagine europea del brand. Il successo del nuovo
piano vendite consentì di raggiungere le 422.000 nel 1986, arrivando
a toccare le 440.000 nel 1987.
Dopo l’ingresso
sul mercato europeo, la volontà di Toyota era quella di coesistere
con i costruttori locali. Negli anni ‘80, dopo la mancata
materializzazione di un potenziale accordo con SEAT, nel 1982 Toyota
divenne fornitore di ricambi per Lotus, il costruttore britannico di
veicoli sportivi.
Nel 1987, Toyota e
Volkswagen sottoscrissero una joint venture per produrre la Toyota
Hilux presso l’impianto di Hannover di proprietà del marchio
tedesco. Le due aziende commercializzarono il prodotto in Europa, con
Volkswagen che denominò la propria variante Taro.
Con il rinnovato
desiderio di creare prodotti adatti alle esigenze europee, nel 1987
viene quindi inaugurato a Zaventem, in Belgio, un nuovo Toyota
Technical Centre. Conosciuta oggi come Toyota Motor Europe Technical
Centre, la struttura diventerà anche il centro di pianificazione
globale per i segmenti A, B e C. Entro la fine degli anni ’80,
Toyota istituì anche quello che oggi è conosciuto come il centro di
design Toyota Europe Design Development (ED²).
Toyota Motor
Corporation fece il suo ingresso sul mercato premium con il lancio,
nel 1989, del brand Lexus. L’ammiraglia Lexus LS 400, presentata al
Salone dell’Auto di Detroit, fece la sua prima apparizione in
Europa nel 1990.
Nel corso degli anni
’90, la produzione europea di Toyota continuò a crescere con
l’inizio delle attività, nel 1992, presso la Toyota Motor
Manufacturing United Kingdom, e con la nascita, nel 1994, di quella
che oggi è conosciuta con il nome di Toyota Motor Manufacturing
Turkey. Il primo modello prodotto nel Regno Unito fu la Toyota Carina
E.
Lanciata nel 1997
come modello destinato unicamente al mercato giapponese, la Toyota
Prius divenne il primo veicolo full hybrid al mondo destinato alla
produzione in serie. Il modello raggiunge l’Europa assieme al nuovo
millennio. A distanza di quindici anni dal lancio della prima
generazione di Prius, le vendite ibride Toyota e Lexus hanno superato
nel mondo i 4 milioni di unità, con quasi 500.000 veicoli nel
continente europeo dal 2000 a oggi.
Nel 1999, Toyota
riesce poi a vincere la prima edizione del concorso “International
Engine of the Year” per la Prius e per la nuovissima Toyota Yaris,
che avrebbe ottenuto nel 2000 il riconoscimento di “European Car of
the Year”.
La produzione di
Yaris è stata localizzata in Europa nel 2001 nell’impianto della
Toyota Motor Manufacturing France, dalla cui linea di assemblaggio è
uscito il primo veicolo di produzione europea. Nel 2002 la produzione
di motori e trasmissioni è iniziata presso la Toyota Motor
Manufacturing Poland, seguita nel 2005 dalla produzione, sempre di
motori, presso la Toyota Motor Industries Poland.
Nel 2005, l’impianto
in Repubblica Ceca nato dalla joint venture con la PSA Peugeot
Citroën, chiamato Toyota Peugeot Citroën Automobile, inizia la
produzione della Toyota AYGO, della Citroën C1 e della Peugeot 107.
Nello stesso anno, la seconda generazione della Toyota Prius viene
nominata “European Car of the Year”, con vendite che raggiungono
per la prima volta in Europa il totale di 1 milione di unità.
“Toyota aprirà nuovi orizzonti alla
mobilità, arricchendo le vite degli individui di tutto il mondo
realizzando sistemi di trasporto sicuri e responsabili. Raggiungeremo
i traguardi più impensabili grazie al talento e alla passione di
tutte quelle persone convinte che il miglioramento sia possibile,
sempre e comunque.” – Akio Toyoda
Oggi Toyota gestisce
30 aziende Sales & Marketing in Europa, con una copertura di
circa 56 paesi e l’ausilio di 25 centri logistici (14 per le
componenti e 11 per i veicoli). Sono quasi 13 milioni i veicoli
Toyota e Lexus attualmente operativi sulle strade europee.
Sono passati 75 anni
da quando Kiichiro Toyoda decise di trasformare il settore
automobilistico della Toyoda Automatic Loom Works nella odierna
Toyota Motor Corporation, un’azienda che conta circa 320.000
dipendenti in tutto il mondo, capace di produrre oltre 200 milioni di
veicoli.
Nessun commento:
Posta un commento