La prima grande esperienza Audi nello
sport motoristico risale al 1981, con la nascita della trazione
integrale permanente quattro. Dopo numerose vittorie nel campionato
mondiale e il divieto da parte della FIA di utilizzare la trazione
integrale sui circuiti nella stagione 1998, fa ritorno in pista un
modello a quattro ruote motrici, progettato a Ingolstadt e
Neckarsulm: la Audi R18 e-tron quattro.
Riproponendo la trazione integrale
sulle auto sportive LMP1, Audi compie un altro passo fondamentale
nella sua più che trentennale storia di sport motoristico. La Casa
dei quattro anelli sarà infatti la prima a portare in gara a Le Mans
un motore con tecnologia ibrida Diesel. “Sviluppare la tecnologia
ibrida per Le Mans è stato tanto ambizioso e difficile quanto è
stato l’inizio del nostro progetto Diesel, negli anni passati”,
ha commentato il Responsabile Audi Motorsport Wolfgang Ullrich. “I
primi risultati dei test sono molto incoraggianti e siamo davvero
impazienti di vedere che prestazioni saprà offrire questa nuova
propulsione in combinazione con la nostra tecnologia di costruzione
leggera”.
Alla base di questo progetto c'è
l’incontro tra tecnologie all'avanguardia volte alla salvaguardia
dell'ambiente e un regolamento più aperto nei confronti dei
prototipi per Le Mans. Dal 1999, la 24 Ore di Le Mans rappresenta un
laboratorio unico nel suo genere per sperimentare nuove tecnologie,
fondamentali per i modelli di serie. Dopo aver siglato la prima
vittoria di un motore sovralimentato e dotato di iniezione diretta
(TFSI – 2001) e il primo storico trionfo di un motore Turbodiesel
(TDI - 2006), il Marchio dei quattro anelli porterà al debutto nella
più importante gara di durata al mondo un modello ibrido. Il
regolamento non solo è aperto all'impiego di sistemi di trazione
alternativa e al recupero dell'energia, ma consente anche per la
prima volta l'impiego della trazione integrale in un prototipo per Le
Mans. Le due nuove tecnologie si uniscono così in una nuova formula
di trazione, la e-tron quattro, che Audi intende applicare
direttamente alla futura produzione di serie: già adesso si
sperimentano le prime vetture di prova con trazione integrale
elettrica e-tron quattro.
La Audi R18 e-tron quattro consente di
recuperare, e quindi di riutilizzare, l'energia cinetica generata in
fase di frenata sull'asse anteriore, accumulandola sotto forma di
energia elettrica in una batteria a volano, cui poi attingerà in
fase di accelerazione. L'intero processo coinvolge esclusivamente
l'asse anteriore, mentre il motore V6 TDI, da oltre 375 kW (510 CV),
continua a trasmettere potenza alle ruote posteriori. I due sistemi
si completano a vicenda nella trazione e-tron quattro, che
rappresenta una vera e propria rivoluzione nella trazione integrale,
proprio come è successo con
2l’avvento della trazione integrale
permanente Audi quattro, dal 1980 su strada e dal 1981 anche negli
sport motoristici.
All'epoca Audi fu la prima Casa a
presentare la trazione integrale permanente riscuotendo enorme
successo, inizialmente sulle vetture ad alte prestazioni e
successivamente su quasi tutti i modelli, vincendo più di un titolo
mondiale di rally. La trazione integrale è stata impiegata con
successo anche in pista: basti ricordare le corse di TRANS-AM e
IMSA-GTO in America, il DTM e i campionati Turismo, nei quali i
modelli quattro hanno vinto numerose gare e titoli.
Audi ha così portato a un vero e
proprio cambiamento di tendenza. Prendendo come punto di partenza il
principio di trasmissione del moto alle quattro ruote, un tempo
riservato solo ai fuoristrada, e introducendo una serie di
innovazioni tecniche, Audi ha sviluppato un sistema altamente
efficiente adatto anche a vetture normali e ad auto sportive. La
concorrenza è stata quindi costretta a tenere il passo, seppur con
anni di ritardo. Lo stesso si può dire per lo sport motoristico: da
quando è iniziata l'era quattro, la trazione integrale è diventata
una caratteristica imprescindibile nel rally. Anche sui circuiti di
gara i concorrenti hanno finito col seguire la direzione indicata da
Audi, senza però ottenere mai gli stessi successi; già trent'anni
fa la trazione integrale quattro si distingueva infatti per
l’ingombro particolarmente ridotto e l'alto rendimento.
e-tron quattro: la trazione integrale
di prossima generazione
La e-tron quattro rappresenta oggi la
nuova generazione della trazione integrale, e lo sport motoristico
continua a esserne il primo banco di prova. Il debutto su circuito
della nuova Audi R18 e-tron quattro si è svolto il 5 maggio, alla 6
Ore di Spa-Francorchamps, in Belgio. Per la 24 Ore di Le Mans, in
programma il 16 e 17 giugno, l'Audi Sport Team Joest farà scendere
in pista due vetture dotate dell'innovativo sistema di trazione.
Contemporaneamente, in occasione dell'80a edizione della classica di
durata francese più famosa al mondo, la squadra Audi schiererà due
Audi R18 ultra a trazione classica, identiche per struttura alla R18
e- tron quattro, ma senza sistema ibrido. “Come i nostri colleghi
che si occupano di auto di serie, continuiamo a credere nel grande
potenziale delle motorizzazioni convenzionali” commenta il
Responsabile Audi Motorsport Wolfgang Ullrich. “Ecco perché siamo
felici che l’ACO e la FIA abbiano accolto le nostre richiese in
modo da poter schierare quattro vetture in questa storica edizione
della corsa”.
Anche per il nuovo Campionato FIA World
Endurance Championship (WEC) di quest'anno Audi correrà su due
binari paralleli, utilizzando entrambe le tecnologie. Le due versioni
della R18 hanno in comune la struttura ultra leggera, l'unica in
grado di poter sostenere l'aggiunta di componenti ibridi.
La Audi R18 e-tron quattro è la prima
auto da corsa Audi in cui l'accelerazione non si deve esclusivamente
a un motore a combustione. Grazie alla propulsione ibrida
parzialmente elettrica e-tron quattro, il prototipo rappresenta
un'assoluta novità tra le auto sportive LMP1.
Una rivoluzione durata 18 mesi per
passare dai primi progetti ai test e iniziata nel febbraio 2010, con
l'avvio del progetto e-tron quattro per lo sport motoristico. “Questo
è un ciclo relativamente corto per una tecnologia che non è mai
stata testata nel motorsport e che ancora non esiste nella produzione
di serie” sottolinea Martin Mühlmeier, Capo dell’Engineering di
Audi Sport.
Il primo grande ostacolo nello sviluppo
del progetto è stato quello di definire l'idea. Così come è
successo spesso in passato, anche per questa tecnologia Audi ha
voluto giocare un ruolo guida. Per il modello R18 e-tron quattro il
motto “All'avanguardia della tecnica” ha significato lo sviluppo
di un sistema ibrido specifico, completo di tutti i collegamenti in
rete, comandi, software, algoritmi e interfacce. Come per altri
settori, Audi Sport collabora con costruttori esterni anche per la
produzione di componenti del sistema ibrido. Per la costruzione della
batteria Audi ha potuto contare sulla collaborazione di Williams WHP,
mentre per l'unità motore-alternatore (MGU) la Casa automobilistica
si è avvalsa della prestigiosa partnership con Bosch, optando per un
sistema di accumulo dell'energia con batteria a volano, visto e
considerato che le esigenze di Le Mans sono un po' diverse da quelle
di tutti i giorni. “L'alto rendimento è fondamentale nel recupero
dell'energia”, afferma Christopher Reinke, Technical Project Leader
LMP. “In fase di frenata la batteria deve essere in grado di
assorbire molta energia nell'arco di pochi secondi.”
Sull'asse anteriore il sistema è
rappresentato da due alberi di trasmissione, dall'unità
motore-alternatore con riduttore epicicloidale, da una batteria
elettrica a volano situata accanto al conducente, da un dispositivo
di controllo dell'isolamento per l'alto voltaggio e dal sistema di
comando. Il processo di recupero dell'energia è abbastanza semplice,
mentre l'applicazione tecnica è estremamente complessa. Il recupero
dell'energia avviene in fase di frenata, quando le ruote azionano la
MGU. Spetta all'organizzazione dell'evento definire le zone di
frenata consentite. L'unità motore-alternatore accelera
elettricamente un volano in fibra di carbonio funzionante sotto vuoto
spinto. Una volta percorsa la curva e al momento di accelerare
nuovamente, il sistema trasmette energia all'asse anteriore. Il
regolamento consente
di trasmettere 500 kJ di energia alle
ruote anteriori, tra due fasi di frenata. Un riduttore epicicloidale
adatta il rapporto di trasmissione in base all'accelerazione e alla
frenata. I due assi della e-tron quattro, azionati indipendentemente
uno dall'altro, vengono sincronizzati esclusivamente tramite
strategie di controllo elettroniche, completamente automatiche senza
intervento alcuno da parte del conducente. Sono due i parametri che
regolano l'intera procedura di ricarica (recupero di energia): la
decelerazione della vettura, quindi la frenata stessa e il livello di
carica della batteria. Il processo di rilascio di energia (boost)
dipende dalla velocità prescritta dal regolamento, di almeno 120
km/h, ma anche dalla strategia di gara scelta, dal movimento del
pedale del gas e dall'accelerazione del veicolo.
Il compromesso ideale, una vera e
propria sfida
Secondo Wolfgang Appel, Responsabile
per lo Sviluppo dei Veicoli in Audi Sport: “La sfida principale è
stata quella di trovare il compromesso ideale; dovevamo riuscire a
tarare perfettamente il peso, le prestazioni, il concetto di ibrido,
le norme del regolamento e il packaging, ovvero la distribuzione di
tutti i componenti nell'intera vettura. E senza creare svantaggi
nella vettura tradizionale, visto che entrambi le vetture presentano
la stessa identica struttura, a prescindere dal sistema ibrido”.
Esternamente la R18 e-tron quattro si
differenzia dalla R18 ultra, a trazione posteriore, esclusivamente
per una spia di avvertimento e per l'adesivo imposto dal regolamento.
L'asse anteriore e il radiatore sono coperti dalla carrozzeria. Solo
un pannello di comando situato sotto la normale plancia rivela la
presenza, nell'abitacolo, della trazione e-tron quattro.
È da febbraio 2010 che Audi Sport
lavora al progetto e-tron quattro. I componenti sono stati testati
per la prima volta nel 2010, a bordo di un'auto sportiva stradale, la
R8. Da ottobre 2011 i test hanno riguardato invece la R18 e-tron
quattro su circuito di gara.
Quest'anno Audi gareggerà alla 24 Ore
di Le Mans e nel nuovo Campionato Mondiale Endurance (WEC) della FIA
con un modello “doppio”, ossia l’evoluzione della Audi R18, con
e senza motore ibrido. Le due vetture sono fondamentalmente
identiche, ecco perché le spese logistiche aggiuntive per Audi Sport
e il team di gara risultano contenute.
Quando nel 2011 Audi Sport iniziò a
progettare la R18 TDI per Le Mans gli ingegneri avevano già in mente
un sistema di trazione elettrica, senza dimenticare il fatto che i
nuovi gruppi propulsori, più piccoli, avrebbero subito un ulteriore
taglio dal regolamento, dopo la prima stagione. Nel progetto “R18”
la Audi Sport ha puntato sin dall'inizio su un 3.7 V6 TDI, dalla
struttura innovativa e dotato di turbocompressore singolo. Ed è
proprio questo che fa la differenza: il motore è molto compatto e
contribuisce a compensare il peso in più rappresentato dal sistema
ibrido. Grazie al principio di efficienza generale e nonostante le
ultime restrizioni dell'Automobile Club de l’Ouest (ACO), la Audi
Sport può contare ancora su 375 kW (510 CV) di potenza e oltre 850
Nm di coppia massima del propulsore.
Al primo colpo d'occhio la R18 ultra
non sembra molto diversa dalla R18 TDI che l'anno scorso ha trionfato
a Le Mans. Tuttavia gli ingegneri della Audi Sport, sotto la guida
del Direttore Tecnico Martin Mühlmeier, hanno fatto un ottimo
lavoro, senza tralasciare un solo elemento della vettura. Il
risultato è un prototipo di LMP1 assolutamente nuovo, dotato di una
monoscocca modificata, in fibra di carbonio, che colpisce proprio per
la tipologia di struttura.
“Per compensare il peso ha giocato un
ruolo chiave la struttura leggera dell'intera vettura”, afferma
Christopher Reinke, Responsabile del progetto tecnico LMP di Audi
Sport. “Per questo abbiamo continuato sulla strada della struttura
ultraleggera, senza dimenticare, naturalmente, l'aspetto della
sicurezza e dell'affidabilità. E ciò vale sia per la monoscocca,
sia per motore, cambio e tutti gli altri componenti”.
Il motore V6 TDI è stato completamente
rielaborato in quasi tutti i componenti e adeguato alle nuove regole
che puntavano a una riduzione della potenza di circa il 7%,
utilizzando una flangia all’aspirazione più piccola (45,8 invece
che 47,4 mm di diametro) e riducendo la pressione di
sovralimentazione massima da 3,0 a 2,8 bar.
È stato ridotto anche il volume del
serbatoio: da 65 a 60 litri, o addirittura 58 per l'ibrido Diesel.
“Dovevamo compensare tutti questi
fattori rielaborando il processo di combustione e ottimizzando la
ricarica e devo dire che il risultato ci soddisfa pienamente”,
afferma Ulrich Baretzky, Responsabile dello sviluppo motori in Audi
Sport. “Inoltre siamo riusciti a ridurre enormemente il peso, tanto
che attualmente il nostro 3.7 V6 TDI è più leggero del 3.6 V8 TFSI
di dieci anni fa, e con prestazioni del motore pressoché identiche,
ma una coppia decisamente superiore e consumi sensibilmente
inferiori. Non c'è che dire: un notevole passo avanti, soprattutto
se si pensa che i motori Diesel vengono spesso considerati pesanti a
causa della necessaria robustezza dei singoli componenti sottoposti a
elevate sollecitazioni. Ciò dimostra ancora una volta la competenza
tecnica Audi”.
Innovazione nella trasmissione
Una vera e propria innovazione riguarda
l'ambito della trasmissione: per la R18 è stato sviluppato un nuovo
cambio con struttura in fibra di carbonio CFK, una novità assoluta
nelle gare sulla lunga distanza. Ma le novità riguardano anche il
telaio, ovvero l'utilizzo di materiali innovativi e di processi di
produzione che mirano a ridurre il peso delle vetture. Completamente
nuovo è lo sterzo elettromeccanico che offre al pilota precisione
ancora maggiore.
L'aerodinamica, migliorata notevolmente
già nel 2011, è stata adeguata al nuovo regolamento che prescrive
delle aperture sopra i passaruota. È stata ridotta ulteriormente
anche la resistenza aerodinamica, nonostante i componenti ibridi del
capitolato richiedessero una maggiore dissipazione del calore. La
visuale è stata migliorata grazie a un'ottimizzazione dei dettagli
per quanto riguarda la pulizia cristalli e il campo luminoso dei fari
in tecnologia LED.
La trazione ibrida ha comportato un
frontale leggermente più lungo che però ha anche effetti positivi
sull'equilibrio generale della vettura gemella a trazione posteriore;
quest'ultima rende onore alla denominazione “R18 ultra”, essendo
il prototipo più leggero in assoluto mai costruito da Audi Sport per
Le Mans. In virtù del diverso frontale, gli ingegneri hanno potuto
posizionare un carico maggiore in modo mirato, anche se entrambe le
vetture, alla fine, presentano lo stesso peso complessivo, ovvero
quello prescritto dal regolamento per le auto LMP1, di 900 kg.
“La nuova R18 ultra è una vera e
propria evoluzione della campionessa di Le Mans dell'anno scorso”,
è questo il bilancio del Responsabile Audi Motorsport Wolfgang
Ullrich. “I nostri piloti hanno avuto fin da subito un'impressione
molto positiva. Senza l'ottimizzazione del peso della R18 ultra non
saremmo stati in grado di realizzare la
R18 e-tron quattro; un'auto che, a
prescindere dal sistema ibrido, presenta la stessa identica
struttura”.
Da quest’anno Audi Sport ha cambiato
anche il modo di battezzare i propri prototipi e progetti: tutte le
auto sportive chiuse di classe LMP1 future avranno infatti la
denominazione “R18”. In questo modo Audi Sport continuerà la
serie, senza cambiare il nome di una vettura in base all’evoluzione.
Da 31 anni, Audi è protagonista nelle
competizioni motoristiche. Iniziò tutto con una vera e propria
rivoluzione: Audi portò nel mondo dello sport motoristico e sul
mercato la trazione integrale, dando vita alla serie di modelli
sportivi quattro. Ecco una breve panoramica dei capitoli più
interessanti di questa avvincente storia.
Le auto sportive ad alte prestazioni
quattro segnano letteralmente l'inizio di una nuova era nel rally: i
piloti Audi tagliano il traguardo precedendo gli altri concorrenti
non di alcuni secondi, ma addirittura di minuti. Franz Wittmann/Kurt
Nestinger vincono, al debutto della Audi quattro, con 20 minuti e 50
secondi di vantaggio il rally del gennaio 1981, una delle
competizioni del Campionato Europeo. Quattro settimane dopo, in
Svezia, Audi festeggia la sua prima vittoria in una gara del
Campionato Mondiale: i piloti Hannu Mikkola/Arne Hertz precedono gli
avversari di ben 1 minuto e 53 secondi.
Questi primi trofei, vinti da un
modello Audi quattro relativamente simile alla versione di serie,
rappresentano l'inizio di una lunga storia di successi sportivi. Nel
1982, Audi si aggiudica invece la vittoria nella classifica Marche
del Campionato Mondiale Rally. Strabiliante la prova di Michèle
Mouton/Fabrizia Pons: le due donne pilota Audi raccolgono infatti tre
vittorie in Portogallo, Grecia e Brasile, lottando fino all'ultimo
per il titolo piloti, per piazzarsi infine al secondo posto della
classifica.
Dodici mesi dopo, Audi festeggia la
propria vittoria nel Campionato Mondiale Piloti: Hannu Mikkola/Arne
Hertz sono infatti Campioni Mondiali Rally 1983. Nel 1984 Audi
conclude la sua stagione sportiva più fruttuosa, aggiudicandosi due
titoli: Stig Blomqvist/Björn Cederberg scalano la classifica piloti
oltre a regalare ad Audi il primo posto nella classifica Marche del
Campionato Mondiale Rally.
È tempo di nuove idee: Audi intende
sfondare, con la tecnologia quattro, anche su un mercato strategico
quale quello statunitense. L'attacco alla vetta della celebre corsa
di montagna di Pikes Peak entra nella leggenda: con Michèle Mouton,
Bobby Unser e Walter Röhrl, Audi riesce, tra il 1985 e il 1987, ad
aggiudicarsi una tripletta, in Colorado, con diverse versioni della
Audi Sport quattro. E nell'ultima vittoria del Campionato Mondiale
Rally viene messo a segno un altro importante successo ancora
mancante: Hannu Mikkola/Arne Hertz vincono, nell'aprile 1987, a bordo
di una Audi 200 quattro simile a quella di serie, il Safari Rally di
4.600 km, attraverso l'Africa Orientale.
La sfida americana successiva è ancora
più ambiziosa: nella serie TRANS AM 1988, la Audi 200 quattro deve
dimostrare l'efficienza della trazione integrale anche su un
circuito. Hurley Haywood trionfa nella serie alla prima
partecipazione. Un anno dopo, con la 90 quattro, Audi si impone con
determinazione anche nella serie IMSA GTO portandosi infatti a casa
sette vittorie di gara, di cui cinque doppie. Con i suoi 530 kW (720
CV), la Audi IMSA è la quattro più potente mai esistita.
I fan tedeschi della trazione integrale
quattro possono finalmente ammirare i loro idoli su circuito: la Audi
V8 quattro si impone nel DTM, fin dal debutto. Nel 1990 Hans-Joachim
Stuck è trionfatore indiscusso nel Campionato Tedesco Turismo, già
molto popolare a quei tempi. Nella stagione seguente, al volante
della V8 quattro vince invece il giovane pilota Frank Biela. Mai
prima di allora un costruttore si era aggiudicato il campionato per
due anni di seguito.
Il vantaggio in termini di know-how
La trazione integrale quattro Audi deve
affrontare infine la prova più difficile: il concetto è perfetto
per le strade accidentate dei rally ed estremamente utile sulle
vetture ad alte prestazioni nei circuiti, ma le vetture SuperTurismo
220 kW (300 CV) impiegate a partire dal 1993 hanno esigenze
completamente diverse. La pura trazione, a queste potenze
relativamente basse, non basta più. Ben presto se ne rendono conto,
con grande delusione, anche altri concorrenti con vetture a trazione
integrale. La soluzione arriva ancora una volta dall'efficienza di
Ingolstadt: il concetto originario quattro di un albero cavo del
cambio senza prese di forza separate limita al massimo le perdite per
attrito, consente di ottenere una struttura compatta, un peso minore
e quindi la massima efficienza. Nella stagione 1996, Audi conquista
ben sette titoli. In Australia, Belgio, Germania, Gran Bretagna,
Italia, Spagna e Sudafrica, la Audi A4 quattro si aggiudica infatti
il titolo nazionale. Frank Biela vince, inoltre, il GP Turismo a
Macao. Anche altri costruttori tentarono di utilizzare la trazione
integrale sulle vetture SuperTurismo, ma con scarsi risultati: il
vantaggio in termini di know-how di Audi era incolmabile.
Dopo la serie di successi del 1996, le
vetture Turismo da corsa con trazione integrale vengono fortemente
penalizzate da regolamento. Dal 1998, la FIA vieta totalmente l'uso
di sistemi di questo tipo. Nelle mani di privati, come nella serie
americana SPEED, modelli quattro come la S4 e la S6 dimostreranno
ancora per anni il loro valore.
Anche se il divieto è assoluto, Audi
continua a ottimizzare la trazione integrale per le vetture destinate
a Clienti privati. Le competizioni motoristiche e la produzione di
serie beneficiano reciprocamente delle
innovazioni tecnologiche introdotte sui due fronti. Audi adotta
infatti per la prima volta il differenziale autobloccante Torsen nel
1985, sul modello rally Sport quattro. Dal 1987, anche i Clienti Audi
possono beneficiare, nel normale traffico stradale, della maggiore
sicurezza offerta da questo nuovo sistema che consente per la prima
volta agli ingegneri di coniugare sistema ABS e trazione integrale
permanente quattro.
Nel 2012 con la R18 e-tron quattro Audi
torna, per la prima volta dal 1997, alla ribalta dello sport
motoristico con una vettura a trazione integrale. Per la prima volta,
asse anteriore e posteriore non sono più collegati meccanicamente
tra loro tramite una trasmissione convenzionale. La trazione avviene
infatti su un asse – sulla R18 e-tron quattro l'asse posteriore –
tramite il motore a combustione. Sull'asse anteriore viene trasferita
unicamente l'energia recuperata elettricamente in fase di frenata.
Sistemi simili vengono presi in considerazione anche per le vetture
di serie: i primi studi, come la e-tron Spyder, mostrano una
strategia analoga di ripartizione della trazione tra asse anteriore e
posteriore, anche se la strategia di recupero dell'energia, nel
traffico stradale, è oggettivamente diversa. Con la A5 e-tron
quattro, Audi ha già preparato un prototipo, simile alla vettura di
serie, da sottoporre a vari test di prova in condizioni estreme.
Questo prototipo rappresenta il futuro della trazione integrale
elettrica Audi. Grazie a un utilizzo mirato della coppia, si aprono
nuove e interessanti opportunità sul fronte dinamica di marcia.
Una nuova via per sportività ed
efficienza
La Audi e-tron quattro è l'emblema dei
modelli con sistema di trazione integrale parzialmente elettrica di
prossima generazione: una soluzione che riesce a coniugare, con
grande fascino, sportività ed efficienza sia sulle vetture da gara
sia su quelle di serie. Un asse viene azionato da un motore a
combustione oppure da un sistema ibrido composto da un motore
elettrico e a combustione, mentre il secondo asse è puramente
elettrico.
Per il futuro si aprono perciò
numerose interessanti opportunità per creare sinergie tra vetture
destinate alle competizioni e quelle di serie, come accade dal 1980
in poi.
Sul fronte elettromobilità, le
esigenze dei Clienti si stanno sviluppando, sui vari mercati a
livello mondiale, in modo molto diverso. Per offrire sempre la
soluzione perfetta alle esigenze di mobilità dei propri Clienti,
Audi si sta quindi muovendo su vari fronti. Ognuno degli studi
tecnici compiuti ha un preciso scopo d'utilizzo: dall'auto elettrica
compatta con Range-Extender per il traffico cittadino, fino alla
vettura ibrida per le percorrenze più lunghe.
Audi suddivide le vetture a trazione
elettrica in due grandi gruppi. Il primo è composto dai modelli full
hybrid, in grado di percorrere svariati chilometri in modalità di
trazione puramente elettrica. Il secondo gruppo utilizza, per le
percorrenze più lunghe, batterie ad alta capacità. Si tratta in
questo caso di ibridi con tecnologia Plug-in, vetture Range-Extender
e automobili a trazione puramente elettrica; Audi indica tutti questi
tipi di vetture con il termine e-tron.
Il Marchio dei quattro anelli può
contare su un'esperienza ultraventennale nel settore della trazione
ibrida. Già nel 1989 venne infatti creato un veicolo sperimentale,
la Audi duo, che proponeva una combinazione di motore benzina e
motore elettrico inseribile. Due anni dopo seguì un altro veicolo
sperimentale. Nel 1997, la Audi duo venne prodotta sulla base della
A4 Avant, in piccola serie, come prima vettura ibrida in Europa. Si
trattava di un ibrido con tecnologia Plug-in. La propulsione era
affidata a un motore 1.9 TDI 90 CV (66 kW) e a un motore elettrico da
29 CV (21 kW).
Nel novembre 2011, Audi ha lanciato sul
mercato il suo primo modello ibrido di serie, la Q5 hybrid quattro.
Le prestazioni sportive della vettura sono garantite da un motore 2.0
TFSI e da un motore elettrico che raggiungono una potenza di sistema
di ben 245 CV (180 kW). I consumi si attestano in media su meno di 7
l/100 km. Da poco tempo sono disponibili anche la A6 hybrid e la A8
hybrid che utilizzano lo stesso concetto ibrido parallelo del SUV ad
alte prestazion, nonostante in questo caso la trazione sia solo
anteriore.
Il prossimo passo per Audi saranno i
veicoli ibridi Plug-in, come il prototipo sperimentale Audi A3 e-tron
concept. Il motore 1.4 TFSI sviluppa 211 CV (155 kW) di potenza,
quello elettrico 27 CV (20 kW), entrambe trasmesse alle ruote
anteriori. Con una capacità di 12 kWh, la batteria agli ioni di
litio permette un'autonomia di circa 50 km, in modalità di trazione
elettrica.
La Audi e-tron Spyder rappresenta
un'ulteriore alternativa tecnica. Il suo 3.0 TDI montato
posteriormente trasferisce 300 CV (221 kW) di potenza alle ruote
posteriori, due motori elettrici dalla potenza complessiva di 87 CV
(64 kW) muovono invece quelle anteriori. Il concetto di ripartire
sugli assi le forze del motore a combustione e della trazione
aggiuntiva vanta un enorme potenziale e il prototipo LMP1 R18 e-tron
quattro si ispira proprio a questo progetto, come il prototipo e-tron
quattro sulla base della Audi A5. Su questa vettura, il motore 2.0
TFSI, montato nella parte anteriore, viene integrato da due motori
elettrici, uno per l'asse anteriore e l'altro per l'asse posteriore.
La A1 e-tron, attualmente in fase di
test in una flotta di prova a Monaco di Baviera, si muove invece in
tutt'altra direzione; si tratta infatti di un'auto elettrica con
Range Extender, ideale per spostarsi con agilità nel traffico
cittadino. Il suo motore elettrico trasmette alle ruote anteriori
fino a 102 CV (75 kW) di potenza. Un motore Wankel ultracompatto da
15 kW (20 CV) montato posteriormente consente di intraprendere
qualche viaggio più lungo, mentre la batteria si ricarica.
La vettura sportiva ad alte prestazioni
R8 e-tron, presentata per la prima volta all'IAA 2009 di Francoforte,
deve invece i suoi 313 CV (230 kW) ai potenti motori elettrici
alimentati da batterie agli ioni di litio, in grado di immagazzinare
53 kWh di energia. Audi, verso fine anno, porterà la due posti su
strada, in piccola serie. Con il prototipo Q5 HFC, il Marchio sta
esplorando anche il potenziale della trazione a celle combustibili.
Nessun’altra Casa automobilistica ha
raccolto così tante vittorie consecutive alla 24 Ore di Le Mans,
subito dopo il debutto. Dal 1923, questa classica competizione sulla
lunga distanza si svolge sul circuito della Sarthe, mentre Audi vi
partecipa dal 1999.
Tra il 2000 e il 2011, il team Audi
Sport ha ottenuto la vittoria per ben dieci volte. Su 13 edizioni a
partire dal 1999, la percentuale di vittorie si attesta quindi su un
valore di quasi il 77%. Ma c'è di più: nessun altro costruttore è
mai riuscito a inanellare una così lunga serie di vittorie
consecutive subito dopo aver debuttato a Le Mans. La Audi è riuscita
addirittura a sorpassare, nella classifica dei migliori di tutti i
tempi, la Ferrari, attualmente al secondo posto.
I numeri sono ancora più straordinari
se si considera anche l'anno 2003: allora infatti vinse il marchio
Bentley, appartenente al gruppo VW. Ma va ricordato che la tecnologia
di trazione delle auto sportive britanniche era stata sviluppata in
collaborazione con Audi. Gli ingegneri di Ingolstadt e Neckarsulm
possono quindi vantare ben undici vittorie.
Il progetto Le Mans è fortemente
legato al DNA del marchio. Chi promette di essere "All'avanguardia
della tecnica", deve dimostrarlo concretamente, con i propri
prodotti e con performance sportive di livello. Lo sport motoristico
è sempre stato per Audi, dagli inizi del progetto rally con Audi
quattro nel 1980, un importante banco di prova per la sperimentazione
di nuove tecnologie da proporre poi sulle vetture di serie.
Il progetto Le Mans inizia quando
l'invenzione più famosa di Audi arriva, per così dire, a una specie
di “punto morto”: la trazione integrale permanente quattro ha
vinto tutto, dal Campionato Mondiale Rally, al DTM, fino alla TRANS
AM e a numerose serie SuperTurismo. Quando la FIA, Federazione
Internazionale dell'Automobile, nel 1997 vieta l'uso della trazione
integrale nelle competizioni su percorsi circolari, Audi trova nella
gara di Le Mans uno stimolante terreno di sfida.
La famosa gara endurance presenta
infatti numerose particolarità. Per esempio, la distanza da
percorrere per vincere è di ben 5.000 chilometri. A Le Mans 24 ci
vogliono solo 24 ore per percorrerli. In Formula 1, trascorre un
intero anno prima di arrivare a coprire una distanza del genere.
Inoltre, il regolamento è sufficientemente aperto da ammettere i più
diversi concetti tecnici. Vetture aperte o chiuse, motori benzina o
Diesel, con o senza sistema di recupero dell'energia, trazione
normale o
integrale non rappresentano soltanto
possibilità teoriche, ma soluzioni concretamente adottate.
Già al debutto nel 1999, Audi è
riuscita a salire sul podio, nonostante la forte competizione. Una
Audi R8R ha subito conquistato il terzo posto. Un anno dopo, Audi può
festeggiare per la prima volta una vittoria completa. La nuova Audi
R8 ottiene infatti al debutto una tripletta.
Maggior distanza, con meno benzina
La successiva pietra miliare è
arrivata nel 2001. La vittoriosa R8 viene infatti dotata per la prima
volta di un motore TFSI a iniezione diretta di benzina, che comporta
un notevole risparmio in termini di carburante consentendo ad Audi di
arrivare, con un pieno, più lontano degli altri. La terza vittoria
consecutiva di Frank Biela/Tom Kristensen/Emanuele Pirro con l'Audi
Sport Team Joest, arriva nel 2002, conquistando il titolo, concepito
come un vero e proprio trofeo challenge.
Negli anni 2004 e 2005 arrivano le
vittorie numero quattro e cinque con il prototipo sportivo R8. Il
regolamento impone che la potenza sia ridotta di 74 kW (100 CV) e che
lo spoiler posteriore sia più piccolo. In tutte e cinque le vittorie
della R8, al volante c'è sempre Tom Kristensen. Con ben otto
vittorie al suo attivo, il pilota danese è il detentore assoluto del
record di Le Mans.
Un capitolo a parte della storia
dell'automobilismo è stato scritto dalla stagione 2006. Per la prima
volta, infatti, la vittoria sul circuito della Sarthe va a un'auto
sportiva con motore Diesel. La Audi R10 TDI di Frank Biela/Emanuele
Pirro/Marco Werner non si ferma alla prima vittoria. Dopo un altro
successo l'anno seguente, Dindo Capello/Tom Kristensen/Allan McNish
conquistano, nel 2008, la tripletta TDI. Il 2010 è un altro anno
storico: con il trionfo della R15 TDI di Timo Bernhard/Romain
Dumas/Mike Rockenfeller, Audi supera, dopo ben 39 anni, il precedente
record di distanza complessiva nelle 24 ore di 75,4 chilometri.
Grazie alla tecnologia ultraleggera Audi, a un compatto motore V6 TDI
ad alta efficienza e a numerose altre innovazioni, Marcel
Fässler/André Lotterer/Benoît Tréluyer portano a casa, a bordo
della R18 TDI, la decima vittoria per Audi.
Nessun commento:
Posta un commento