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domenica 1 giugno 2014

Museo Ferruccio Lamborghini quando la storia continua:




Il Museo Ferruccio Lamborghini, appartenente alla famiglia del celebre imprenditore emiliano che ha reso il marchio del Toro un mito internazionale, viene presentato in esclusiva alla stampa nella sua nuova sede di Funo di Argelato, alle porte di Bologna. 
La conferenza stampa viene introdotta dal dott. Carlo Cavicchi (resp. Relazioni Esterne per il settore automotive dell'Editoriale Domus), vede la presenza del comm. Tonino Lamborghini, ideatore del Museo, e di Fabio Lamborghini, direttore.



Oggi il nuovo Museo è ospitato all’interno di un Forum di 9000mq che ospita anche un book shop, lounge bar di prossima apertura e diversi spazi espositivi disponibili per eventi, manifestazioni, fuori salone, sfilate, mini-fiere e business meeting.
Situato nel cuore della Motor Valley il museo offre ai visitatori di tutte le età la possibilità di vedere da vicino questi tesori che hanno fatto la storia dell’innovazione automobilistica e del design italiano. Un luogo pieno di energia pronto ad accogliere appassionati, turisti e tutti coloro che cercano una cornice d'eccezione per eventi, convention e cene di gala.
Il nuovo Museo, già attivo e visitabile, sarà inaugurato ufficialmente il prossimo autunno.
Il Museo raccoglie tutta la produzione industriale dell’ing. honoris causa Ferruccio Lamborghini: dal primo trattore Carioca con cui ha dato il via nel 1947 al suo gruppo industriale passando per i primi trattori cingolati fino ai modelli degli anni ‘70; dal prototipo della 350GTV alla 400GT; dalla mitica MiuraSV personale di Ferruccio all’avveniristica Countach; dagli esemplari di Jarama ai prototipi di Jalpa; dalle Urraco alla Espada con apertura ad ali di gabbiano che ha ispirato l’auto del film “Ritorno al futuro”; 
l’offshore Fast 45 Diablo Classe 1 di 13,5 metri con motori Lamborghini 11 volte campioni del mondo; uno splendido esemplare omologato di elicottero Lamborghini con doppi comandi; bruciatori, caldaie e sistemi di raffreddamento Lamborghini; la famosa “Barchetta” 
costruita da Ferruccio per partecipare alla Mille Miglia del 1948; la ricostruzione del primo ufficio personale di Ferruccio alla Lamborghini Trattori con suoi oggetti personali; uno spazio dedicato ad altre auto e moto di quel periodo in un contesto di comparazione; riconoscimenti ufficiali e foto dell’epoca per ricordare non solo le vicende di Ferruccio, ma anche quelle della famiglia Lamborghini e di migliaia di persone che hanno ruotato attorno a lui.
Il nuovo e poliedrico museo racchiude anche un’ala dedicata all’esposizione di prodotti di design industriale degli anni ‘50-‘70 e modelli di auto e moto di altri marchi storici del periodo.
“Ricordo molto bene la prima volta che discussi della creazione di un Museo con mio padre - racconta Tonino Lamborghini. 
- Mi guardò perplesso e ancora di più lo fu quando gli mostrai due trattori Lamborghini, malconci e arrugginiti, che avevo trovato presso un agricoltore della zona. Qualche mese dopo, gli mostrai i trattori completamente rimessi a nuovo. Li misi in moto: prima una nuvola di fumo nero, poi azzurro e finalmente il familiare pum pum del normale funzionamento, simbolo di una mai perduta potenza. In quel momento, gli occhi azzurri di papà diventarono lucidi. 
Mi disse: «Quando feci questi trattori, avevo la tua età e le tasche vuote». Il primo trattore, il mitico Carioca, mi fu segnalato dall’amico Giancarlo Corvini; era abbandonato in un vecchio fienile, in condizioni disastrose. Da allora cominciai un incredibile lavoro di ricerca di tutto ciò che era stato prodotto. 
Per anni, la domenica, ho percorso le campagne a caccia dei trattori. Curiosamente, i primi li ho rinvenuti in ordine cronologico di costruzione, l’ho interpretato come un segno del destino e la coincidenza mi incoraggiò a continuare la ricerca, 

nonostante lo scetticismo di papà. Estesi la ricerca ai bruciatori, alle prime automobili, ma anche alle piccole cose: i calendari con le nostre pubblicità, le fotografie, i listini prezzi e i libretti di istruzione, preziosi documenti della nostra storia. Contemporaneamente, cominciai a maturare l’idea di realizzare una struttura adeguata al valore di questa raccolta che, sempre più, stava diventando un vero spaccato della società italiana del secondo dopoguerra.”

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