Rémi Taffin, Direttore Prestazioni di Pista di Renault Sport F1, commenta il circuito di Marina Bay e l’impegno di Renault in vista del GP di Singapore
Dopo Spa e Monza, due circuiti che
richiedono la “massima potenza”, Singapore è una sfida
totalmente diversa, con tutte le peculiarità di un tracciato urbano
attorno ai principali simboli della città. È caratterizzato da una
serie di curve a bassa velocità, che il motore affronta a regimi
relativamente bassi. Il contrasto con il Belgio e l’Italia è
estremo, perché passiamo meno del 45% del giro alla massima
accelerazione, a una velocità media di 170 km/h. Sono tra i valori
più bassi del calendario agonistico.
Con la nuova curva T10, la
chicane è stata sostituita da una curva a sinistra e questo fa
lievemente aumentare la percentuale di giro percorsa alla massima
accelerazione, ma la pianta del tracciato resta sostanzialmente
invariata. La velocità di punta non è il dato più importante qui.
Ci concentriamo piuttosto su una curva di potenza più omogenea ai
bassi regimi e su una buona risposta del motore per gestire al meglio
le numerose curve.
La natura “a singhiozzo” di questo
circuito, con una rapida alternanza tra curve e brevi accelerazioni,
riduce l’efficienza dei consumi ai minimi livelli rispetto alle
altre gare dell’anno. Curiamo meticolosamente le impostazioni del
motore per evitare eccedenze di peso. Per non terminare con troppo
carburante nel serbatoio – che inciderebbe negativamente sul tempo
di giro – né con troppo poco, i piloti giocano con le diverse
modalità del motore, intervenendo costantemente per ottenere una
miscela più o meno ricca. Comunque, data la scarsa richiesta di
potenza, possiamo utilizzare le modalità più povere per ridurre la
quantità di benzina rifornita alla partenza. È un po’ come
controllare una zavorra. Calcolare la giusta quantità di carburante
è una delle maggiori sfide del week-end; gli ingegneri devono poi
tener conto delle previsioni meteo e dell’eventuale intervento
della safety car.
A Singapore non abbiamo mai corso sotto
la pioggia, ma l’umidità può superare l’80%. Questo dato
influisce sulla configurazione del motore: più aumenta la
percentuale d’acqua nell’aria, meno ossigeno abbiamo da bruciare.
La potenza ne risente, anche se il fenomeno è attenuato dalla
vicinanza al livello del mare e dal fatto che il circuito è poco
esigente sotto questo punto di vista. È essenziale considerare tutte
le variabili quando definiamo le mappature e gli altri parametri
operativi del motore.
Un altro fattore cruciale è la
temperatura, soprattutto perché la durata di questa gara è tra le
più lunghe della stagione. La temperatura ambiente in città è
piuttosto elevata, nonostante la frescura della notte (5-6°C in meno
rispetto al giorno). In più, le auto procedono a velocità
relativamente basse e molto vicine fra loro, il che ci obbliga a
monitorare scrupolosamente gli impianti di raffreddamento. Tutto
questo contribuisce ad aumentare le temperature operative. Tenuto
conto di questi parametri, tenderemo a utilizzare dei motori a fine
vita.
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